Il problema della privacy è divenuto un argomento quotidiano, i nostri dati divengono “preda” di pubblicità, promozioni, registrazioni per siti di e-commerce e grandi supermercati. Spesso ci arrivano comunicazioni nel cui contenuto è palese la profonda cognizione che il mittente ha riguardo le nostre abitudini di web-surfing. Ma non è finita qui: se siete maniaci riguardo la vostra privacy Android sarà il vostro acerrimo nemico.
Nei giorni scorsi sono stato da un mio amico. Mentre stavamo osservando il funzionamento del Transformer con Google Earth siamo rimasti per un attimo interdetti. Nonostante il GPS fosse spento e ci trovassimo all’interno di una palazzina al primo piano e con mura molto spesse, il software ha indicato la nostra posizione. Con un’approssimazione di pochissimi metri.
Abbiamo controllato le impostazioni nuovamente ma non è emerso niente. Allora ho pensato che il telefono avesse inviato a Google la mia ultima posizione e il tablet l’avesse prelevata sincronizzando i miei dati via web, ma anche questa ipotesi si è dimostrata fallace.
Effettuando una ricerca su web è emerso, invece, che il problema è ormai noto da tempo. Ed ha scatenato le ire di moltissimi utenti Android sparsi in ogni dove su tutto il globo. Ma l’arcano ha una spiegazione.
Nelle impostazioni riguardo la posizione negli smartphone Android, troviamo la possibilità di attivare sia il GPS sia le reti.
Un tempo la seconda opzione contemplava solamente le reti cellulari. Con una triangolazione dei segnali, riusciva a dare la nostra posizione approssimata per diverse decine di metri.
Ma adesso l’opzione presa singolarmente potrebbe restituire una precisione quasi superiore a quella del GPS grazie all’aggiunta delle reti WiFi.
Quando uno smartphone Android si collega ad un router Wi-Fi invia a Google il Mac Address dell’apparato e le ultime coordinate GPS rilevate sulla posizione. Questo permette al motore di ricerca di creare un indice in cui ogni Mac Address sia associato a un determinato punto geografico. Individuato con un approssimazione sbalorditiva.
Se un telefono Android si troverà a passare nelle vicinanze e captare il segnale Wi-Fi del router in questione, il fix con la posizione sarà istantaneo. Questo grazie al precedente stoccaggio dei dati da parte di Google.
Negli Stati Uniti è stata creata addirittura una società apposita. Attraverso una serie di mezzi attrezzati, percorre migliaia di chilometri con l’intento di mappare ogni singolo segnale Wi-Fi percepibile a livello stradale. I dati raccolti vengono poi stoccati con la possibilità di utilizzo a scopo di posizionamento geografico. Tutto senza infrangere alcuna legge.
Ovviamente la raccolta non prevede l’inserimento dei dati sensibili del proprietario, ma trovare il proprio router “mappato” su Google Maps può destare qualche preoccupazione effettivamente.
Al fine di evitare che il nostro smartphone invii questo tipo di dati dobbiamo scendere ad un compromesso: avere un fix più lento e meno preciso.
Per cambiare tale impostazione sarà necessario entrare in Impostazioni – Posizione e protezione quindi disattivare la voce Usa reti wireless: il telefono utilizzerà quindi esclusivamente i satelliti GPS senza inviare alcun dato ai server di Google.
Per dovere di cronaca voglio segnalare che Google si trova adesso a doversi difendere da Skyhook, cui in passato si era affidata per i servizi di posizionamento, per aver infranto alcuni brevetti inerenti questa tecnologia. Altra accusa mossa nei confronti del gigante di Mountain View è l’aver costretto gli utenti a utilizzare determinati mezzi di posizionamento a scapito dei sistemi di Skyhook.
Personalmente ritengo che il mappare e stoccare i router non sia considerabile una vera e propria violazione della privacy in quanto non vengono raccolti e pubblicati dati sensibili.
Invece mi preoccupa molto di più la possibilità di attacchi mirati a infrangere le difese Wi-Fi e avere accesso alla rete.
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