Questo assioma riporta la data 20/03/2019, giorno in cui venne pubblicato ufficialmente su Facebook; in realtà è probabilmente il primo assioma da me scritto, dato che era nato il 24 dicembre 2013 con una forma leggermente diversa: “Assioma: un uomo intelligente non può indossare pantaloni arancioni.”
Mettiamo subito una cosa in chiaro: a me, in realtà di come si veste la gente non me n’è mai importato un tubo e devo dire che forse, con la vecchiaia, me ne importa se possibile ancora meno.
Nella mia vita ho frequentato qualunque tipo di ambiente ma mi sono principalmente trovato a mio agio nell’ambiente rock: capelloni vestiti male con velleità artistiche (talvolta supportate da vero e proprio talento) e con pochi quattrini in tasca.
Diciamo quindi che l’idea di vestirmi da pinguino a festa non mi ha mai fatto particolarmente impazzire di gioia e che non ho mai seguito le tendenze dell’abbigliamento anche perché non ci ho mai capito assolutamente nulla.
Però ci sono cose che mi fanno davvero sbroccare.
Esempio numero uno
Capisco bene il contesto artistico che si sviluppa in determinati ambienti modaioli e quanto sia importante che l’identità creativa e talvolta trasgressiva trovi riscontro anche nelle persone che sono coinvolte a diversi livelli, quanto tutto questo contribuisca a creare una sorta di mondo fatato fuori dall’ordinario, un set dove poter inventare liberamente, dove tutti possono sentirsi protagonisti di una dimensione differente e liberi dalle normali costrizioni date dalla vita sociale quotidiana e dalle convenzioni che, specialmente da una persona eccentrica, sono sempre percepite come opprimenti.
Però lo spettacolo offerto dai frequentatori di Pitti Uomo alla Fortezza da Basso di Firenze coi propri outfit (ho voluto usare il termine figo per sentirmi figo mentre parlo di un settore figo) per me risulta ridicolo, forzato e poco interessante.
Attenzione: spesso quando parlo di argomenti simili mi si accusa di omofobia: niente di più stupido e di più sbagliato, sostengo da sempre la libertà più totale in questo senso e, per non farmi mancare nulla, sono stato accusato anche di voler distruggere la famiglia tradizionale solo perché ho posizioni molto aperte sia sul matrimonio sia sull’adozione di bambini da parte di due persone dello stesso sesso.
Esempio numero due
Io non ce la faccio a vedere un cinquantenne col colletto della Polo tirato su come se fosse il giubbotto in pelle di Fonzie.
E il vero problema non è quanto esteticamente sia una cosa brutta ma quanto sia patetico il fatto che lui si senta ganzo e che pensi di piacere di più.
Veramente, non si spiega. A quel punto le aziende cosa hanno fatto? Hanno sfruttato la demenza dell’uomo con la crisi di mezza età e hanno iniziato a stampare il logo dentro al colletto così quando lo tiri su si vede bene. Una cosa di una tristezza cosmica.
Esempio numero tre
E arrivo al punto in questione: ma mi spieghi che cacchio di colore sarebbe l’arancione per un paio di pantaloni? O il rosa?
Ma ti hanno costretto a indossarli a forza di pedate? Quanti erano? Secondo me hai bisogno di aiuto.
Qualcuno mi ha criticato dicendo che sarebbero allegri. Allegri?
A parte il fatto che sul concetto di allegria (e su quanto sia sopravvalutato in alcuni contesti) parlerò a proposito dell’assioma 28, ma tu scherzi: non sono affatto allegri, sembri appena uscito da una scatola di pastelli Giotto, quelli che si portavano a scuola.
Cioè, quelli che non avevi mai e che ti prestavano gli altri, come i fogli protocollo, la calcolatrice, il compasso, la gomma pane, l’evidenziatore; ma anche fuori dalla scuola è sempre la stessa solfa: come il plettro in sala prove, come la spillatrice in ufficio, come lo shampoo in vacanza, come la ciabatta sul palco, come l’accendino in piazza etc.
Ma torniamo nel seminato. Se poi ai pantaloni dal colore improbabile mi aggiungi anche la montatura colorata degli occhiali “perché sai, mette allegria e io sono un po’ pazzerello!” oppure “noi artisti non amiamo gli schemi rigidi” detto con tutto il rispetto delle autorità civili, religiose e militari (prima citazione colta da La Zanzara Radio 24, sempre sia lodata) a me viene voglia di rigarti la macchina.
Ne consegue incontrovertibilmente che un uomo coi pantaloni rosa, arancioni o verde-chiaro e occhiali con montatura colorata è sicuramente un imbecille.
Tratto da “Quarantotto Assiomi Cinici“