Ed eccoci al dunque. Il terzo assioma riprende il concetto del secondo. Ovvero: ma è mai possibile, maremma infiammata, che QUALUNQUE cosa venga fatta dal tuo avversario sia necessariamente sbagliata?
È mai possibile che questo avversario non riesca a imbroccare UNA dico UNA decisione giusta nell’arco di cinque anni di Governo (che poi non sono mai cinque anni e anche questo è un problema enorme in questa povera Patria)?
Dai, diciamoci la verità… Non è proprio pensabile, è statisticamente assurdo.
Anche perché le grandissime e genialissime decisioni sono in realtà un po’ sempre le stesse: non faccio un tubo per una certa categoria finché non mi paralizza una parte della vita produttiva in tutta la nazione, cerco di dare una botta qua e una là in modo da non scontentare troppo (e troppo a lungo) sempre gli stessi, fingo una responsabile collaborazione con l’opposizione, aumento le tasse ma in una forma che non sia troppo semplice da decodificare e che quindi lasci al mio responsabile della comunicazione un minimo di spazio di manovra per poter inventare dei termini che mi aiutino nelle conferenze stampa e nei question time in Parlamento etc.
E non vi pare lo stesso, identico atteggiamento del tifoso di una squadra di calcio? Se, durante un’azione, il difensore che trita la caviglia all’attaccante gioca nella tua squadra allora “Non era fallo!” oppure “Ma dai, s’è buttato!” o magari “Guarda che in realtà era fuori dall’area di rigore!” oppure “Sì, ma hai visto cosa gli aveva fatto prima l’altro?”.
Se, invece, il difensore che trita la caviglia all’attaccante gioca nella squadra avversaria allora “È un fallo da espulsione!” oppure “Qui ci starebbe bene anche una bella squalifica!”
Il bias cognitivo del tifoso
E come si spiega questa cosa? Beh, fondamentalmente perché non siamo praticamente mai obiettivi.
Magari c’è anche sincerità nel nostro comportamento e cioè non siamo del tutto coscienti di quanto siamo accecati dalla nostra parzialità, dalla nostra faziosità.
Si potrebbe parlare di bias cognitivo ma chiamatelo pure come vi pare.
Basterebbe cercare di mantenere un minimo di oggettività, giusto quel minimo che purtroppo non ci potrà mai impedire di essere di parte ma che ci concederà almeno di poterlo ammettere.
Perché se non riusciamo nemmeno ad ammetterlo, se non riusciamo neanche a realizzare quanto il nostro comportamento talvolta risulti ridicolo per colpa di questo doppiopesismo (del quale riusciamo ad accusare solo gli altri e mai noi stessi o quelli “dalla nostra parte”) allora il problema è ancora più grande. E significa che questa partigianeria si è talmente radicata nel nostro cervello da impedirci di ragionare correttamente.
Ne consegue incontrovertibilmente che il “tifoso di una squadra di calcio” e il “tifoso di un partito politico” hanno in comune sia la faziosità sia la difficoltà al ragionamento.
Tratto da “Quarantotto Assiomi Cinici“