Torniamo a parlare di selfie e in un certo senso obbligatoriamente torniamo a parlare di immagine perché ormai siamo completamente rimbischeriti da queste foto/video onnipresenti. Ribadisco ancora una volta: meno male che il periodo della leggerezza e “dell’apparire” erano gli anni ‘80, eh? In confronto a oggi sembrano sobri e riservati.
C’è gente che si fotografa mentre fa le cose più assurde e non sto pensando necessariamente a nudità e atteggiamenti sessualmente espliciti anche se online si trova davvero qualunque cosa. Penso in realtà a persone che scattano foto o girano video invece di scappare mentre loro o loro parenti/amici sono in pericolo.
- C’è gente tipo Alexander Remnev o Angela Nikolau che sale su edifici altissimi e si fa un selfie mentre rischia di cadere da un momento all’altro. Oppure:
- gente che sale sul tetto del vagone di un treno e gira un video (infatti qualcuno c’è pure rimasto secco)
- altri lo fanno mentre scalano una montagna
- o durante un tornado
- o mentre infastidiscono un animale feroce
- o durante un’eruzione
- o mentre sciano o mentre guidano (non fatemi tornare sull’assioma 8) etc.
E oltre a questi pazzi furiosi ci sono anche quelli che fanno le linguacce. Esistono precedenti illustri, non metto in dubbio.
Per esempio viene subito in mente la famosissima foto di Albert Einstein con la lingua di fuori, scattata il 14 marzo 1951 in occasione del suo 72° compleanno fuori dal Princeton Club, foto di Arthur Sasse fra l’altro venduta (autografata) all’asta per 125.000 dollari nel 2017.
Un altro celeberrimo esempio è la linguaccia dei Rolling Stones che fra l’altro non venne inventata da Andy Warhol come molti pensano ma che fu invece disegnata per sole miserrime cinquanta sterline dall’allora ventiquattrenne John Pasche nel 1970. Per la cronaca, seguirono poi altri piccoli pagamenti ma nulla in confronto al successo del logo e ai fantastiliardi che quel tizio avrebbe dovuto guadagnare.
Comunque, se escludiamo l’immagine di una donna che si sta rifacendo il trucco o di uno che deve attaccare un francobollo o ancora quella di una persona che prova un tale disgusto da fingere di vomitare, facciamo forse rientrare la linguaccia nell’elenco dei simboli di ribellione? Proprio John Pasche quando il New York Times lo intervistò parlò di un gesto universalmente riconosciuto come dissacrante, come icona della protesta. Secondo Victoria Broackes addirittura racchiuderebbe “anti-autoritarismo, menefreghismo e sensualità”. Forse, ma solo forse, si poteva parlare di ribellione in quegli anni, oggi secondo me ha davvero poco senso.
Può essere una dimostrazione di forza o un atteggiamento di sfida fra gli sportivi. Spesso per esempio vedo corridori e atleti che mostrano la lingua dopo aver vinto una medaglia come dire “L’ho beccata io!”. Altre volte magari lo fanno mentre giocano per distrarre l’avversario (oppure stanno sudando e hanno sete?). Cercate foto di Michael Jordan e di Alessandro Del Piero se non mi credete.
Ma ammetto che sicuramente non lo fanno nei selfie, quindi sto divagando.
Proviamo con un’altra interpretazione: che serva forse per mostrarsi più sexy? Non credo che sia necessario stare qui a fare l’esegesi della lingua in chiave erotica, uno dei significati possibili è sicuramente quello. Certo, un tempo la linguaccia te la aspettavi dal bambino seduto nella macchina davanti alla tua, in coda, con lui che di nascosto dai genitori ti prendeva in giro e tu bonariamente magari rispondevi nello stesso modo.
Ma i tempi cambiano. Adesso ti può capitare di guardare su Instagram la foto di una tizia belloccia che tira fuori la lingua e di pensare “Cacchio quanto è discreta!”. Dopo però magari realizzi che anagraficamente potrebbe anche essere la figlia di tua figlia. E sulla carta questo dovrebbe anche farti sentire in colpa e a me in effetti è successo.
Poi però entra a gamba tesa la razionalità che ti fa capire che il problema non è solo tuo (ok, è vero, hai desiderato per un nanosecondo una minorenne) ma è anche suo (perché sembra una trentenne) e di chi la sta crescendo (perché è truccata come una bagascia di Hanoi durante la guerra del Vietnam e ammicca come una bagascia di Hanoi a un soldato americano durante la guerra del Vietnam).
Voglio dire: prendiamoci le nostre responsabilità, sono d’accordo, ma prendiamocele tutti. Una cosa del genere è sbagliata sotto molti punti di vista.
Tornando a noi, non faccio molta distinzione fra un selfie con la lingua fuori o uno con la bocca a culo di gallina. Onestamente mi cambia il giusto. Fa anche parte della stessa famiglia la moda delle donne molto belle di farsi fare le foto mentre fanno una boccaccia che stravolge il viso, che significa “sono talmente figa che mentre faccio le boccacce sono comunque molto più figa di te che ti impegni parecchio per venire bene in foto”.
Io non ci vedo grandi differenze, tanto l’andazzo è sempre lo stesso:
- farsi vedere (per ostentare bellezza e/o ricchezza, poco importa se reali o no)
- farsi invidiare (per alimentare il proprio ego e massacrare quello altrui)
- racimolare like (la riprova sociale è un gran motore)
- magari ottenere un vantaggio economico (forse mi mandano i prodotti in prova, forse mi danno dei soldi, forse poi posso fare l’influencer e non la cameriera, forse posso aprire un canale YouTube e giocare ai videogiochi con le tette bene in mostra invece che fare le pulizie per dieci euro l’ora)
Mi fermo qui perché la direzione che sto prendendo non piace nemmeno a me. Ma sinceramente io la penso esattamente così.
Ne consegue incontrovertibilmente che il QI di una persona si può calcolare misurando la quantità di lingua che ostenta nelle foto: sono quasi sempre inversamente proporzionali.
Tratto da “Quarantotto Assiomi Cinici“