Non è per cattiveria ma non ce la faccio davvero fisicamente.
Probabilmente dovremmo limitare l’accesso ai social alle persone anziane e alle capre ignoranti ma questo porterebbe a un paio di problemucci. Innanzitutto i social si svuoterebbero perché purtroppo la maggior parte delle persone è ignorante come le capre.
Il secondo problema è che io stesso non sono mica lontanissimo dall’età che secondo me dovrebbe essere il limite massimo per l’uso delle piattaforme online. Terza e più grave perplessità. Esistono molti giovani laureati che non capiscono una mazza, con quelli come ci si dovrebbe comportare?
Però, a parte le eccezioni, esistono alcune caratteristiche facilmente riconoscibili che ti permettono di fuggire all’istante da una persona che ti chiede, per esempio, l’amicizia su Facebook. Cioè, ci sono cose che ti danno subito fastidio e che ti rendono immediatamente antipatico un utente. Alcune le ho già disseminate in varie pagine di questo libercolo, in particolare nel commento all’assioma 15.
Certamente la prima cosa che vai a guardare quando una persona ti vuole aggiungere è la foto del profilo, magari per vedere se l’immagine del viso ti ricorda qualcosa in più rispetto al nome e cognome. E l’immagine del profilo può dire tanto su una persona, specialmente in chiave di lettura negativa.
Facciamo qualche esempio. Ci sono quelli con le foto di profilo davvero minuscole, magari ritagliate da vecchie scansioni o addirittura fatte col telefono a una foto cartacea (con annesso l’inevitabile riflesso). Oppure che l’hanno caricata nel 2008 quando le dimensioni delle immagini erano infime. Oltre che piccole possono essere anche sgranate o sfocate.
Ci sono quelli con le foto di profilo foto ruotate di novanta gradi che stanno lì da una vita e nessuno si è mai sognato di chiederti come mai non hai corretto la cosa. Una cosa realmente incomprensibile visto che un’immagine si può ruotare anche dall’interfaccia di Facebook, non occorre Photoshop.
Ci sono le foto di profilo in cui tu, signora ormai sessantenne e terrificata dal tempo che passa e dalla prospettiva di non essere più vittima di fischi e commenti osceni, sfoggi sorrisi a quarantasei denti in bikini ridottissimo, ostentando una pelle raggrinzita e bruciata eccessivamente dal sole.
E ci sono le foto di profilo in cui tu sei al mare, abbronzato, dopo una giornata di spiaggia, vestito bene e stai per scendere a cena nel ristorante della Pensione Miramare dove alloggi, per consumare il menu scelto la sera prima con le crocette su un foglio fotocopiato e per scegliere con le stesse crocette il menu della sera successiva.
Ci sono foto di profilo consistenti in un allucinato e allucinante primo piano, ravvicinatissimo, dal basso verso l’alto, scattato dalla scadente webcam frontale di uno scadente portatile, in barba alle più elementari regole sull’illuminazione.
Ci sono quelli che come foto di profilo tengono foto di figli o nipoti (possibilmente minorenni) ma credo di averli già massacrati a sufficienza nel commento all’assioma 21.
E ci sono quelli che come foto di profilo usano immagini complottare tipo:
- fotogrammi a caso di Matrix
- maschere di Anonymous (vedi assioma 12)
- frasi motivazionali di bassa lega attribuite in modo fantasioso e sbagliato a vari cantanti/filosofi/poeti
- foto di Tesla
- foto di Steiner
- foto di Osho etc.
Ci sono gli over 60 che tengono come immagine del profilo una foto in bianco e nero risalente al mesozoico in cui sono giovanissimi.
Ci sono quelli che tengono foto di:
- bischerate zodiacali
- canini o gattini pucciosi (da non confondere con i motivi pieni di canini o gattini pucciosi)
- animali fortissimi e fieri (tipo aquile, lupi o tigri) perché pensano che li rappresentino in quanto hanno copiato e incollato numerose volte il testo che serve (nella loro mente bacata) per impedire a Facebook di avere accesso alle loro immagini e alle loro informazioni. Sicuramente una delle letture preferite dal team di Cambridge Analytica e simili…
E poi ci sono quelli che ogni volta che vogliono rimettere una certa foto come immagine di profilo, invece di reimpostarla come tutte le persone normali, la ricaricano. E quando vai a vedere il loro album “Immagini del profilo” ti trovi davanti all’orrore. Duecento foto tutte uguali ognuna, se va bene, con un singolo like. Su duecento foto (tutte identiche) che hanno caricato, probabilmente una decina sono state modificate con motivi improbabili tipo:
- professioni di fede vegana
- squadre di calcio
- soliti canini o gattini pucciosi
- troiai politici tipo Trump, QAnon, Salvini, Porro, Gilet Arancioni, Fusaro o Bibbiano.
Probabilmente hanno anche:
- messo Miami come luogo di nascita invece di Casalpusterlengo dove hanno effettivamente visto la luce
- scritto di avere studiato presso “La Strada” o l’immancabile “Università della Vita”
- meno di trecento (o più di quattromila) amici
- nei commenti e su Messenger usato gli odiosi adesivi di Mugsy
- scritto con enorme orgoglio fra le lingua parlate cose tipo “bergamasco” o “dialetto abruzzese”
- seguito la Pagina di ByoBlu e di Mario Giordano e vogliono uscire dall’Europa e tornare alla lira.
Ne consegue incontrovertibilmente che se hai caricato 200 volte su Facebook la stessa foto solo per rimetterla per l’ennesima volta come immagine di profilo hai invalicabili limiti mentali.
Tratto da “Quarantotto Assiomi Cinici“