E siamo arrivati al terzultimo assioma. Qui si parla di paure, traumi, fobie etc. Devo ammettere che non è l’argomento più semplice da affrontare ma alla fine della fiera tutti abbiamo le nostre debolezze. Fra l’altro ci sono persone che hanno fobie per me incredibili. Non sto assolutamente giudicando ma ci sono cose davvero particolari in questo settore e alcune di queste non le avevo nemmeno mai sentite nominare.
Si sa che esiste la paura dei ragni (aracnofobia), che esiste la paura di volare (aerofobia, vero Fabio?) ma esiste anche la paura dei temporali (ceraunofobia), la paura dei pagliacci (coulrofobia), la paura del buio (acluofobia), la paura dei cani (cinofobia) e devo dire che non sono neanche le più strane.
Al mondo esistono anche gli agorafobici (sono quelli che hanno paura degli spazi aperti), i glossofobici (sono quelli che hanno paura di parlare in pubblico), i misofobici (sono quelli che hanno paura dei germi e si lavano le mani mille volte al giorno, tipo Covid-19 perenne), gli emetofobici (sono quelli che hanno paura del sangue) etc.
Stiamo parlando di fobie vere e proprie che in realtà con la paura ci incastrano poco. Si tratta di roba irrazionale che col pericolo non ha molto a che fare perché il tuo cervello non si mette a calcolare quanto pericolosa sia per te una certa cosa ma la rifiuta direttamente in modo automatico, infatti non sono certamente un esperto ma direi che le probabilità di essere uccisi da un pagliaccio non sono proprio altissime.
Personalmente, anch’io ho dovuto combattere con qualche fobia nella mia vita. Sono cose davvero odiose che capisce solo una persona che soffre del tuo stesso disturbo. Prova, per esempio, a confessare che fin da bambino hai la fobia dei pagliacci a una persona che non soffre di coulrofobia e vedrai quanto è difficile comunicare il tuo stato d’animo.
Comunque, la mia roba è molto più banale e scontata. Per esempio, soffro da tutta la vita di claustrofobia. Mi basta prendere un ascensore (che infatti ho evitato per anni) per provare una sensazione di oppressione davvero fastidiosa. Allora ho cercato di combattere questa cosa e di guarire dal disturbo. Ho visitato interamente le catacombe di Parigi, sono andato a Barcellona al sotterraneo Museu d’Història e a vedere le anguste celle del carcere dell’Asinara, sono sceso nella grotta di Melidoni a Creta, ho percorso le gallerie di Tarragona e i corridoi sotterranei dell’anfiteatro di El Jem. Dopo il mio incidente del 2018 ho anche dovuto sopportare una risonanza magnetica. Risultato? Ho fatto diversi progressi. Non sono perfettamente guarito, gli spazi stretti mi disturbano ancora ma direi che adesso va meglio.
Per non farmi mancare niente soffro anche di acrofobia, insomma di vertigini. E questa è un po’ più difficile da combattere perché ti prende nei momenti più strani. Ti sembra di stare bene e poi da un momento all’altro iniziano a tremarti le gambe e il cervello va in tilt.
Allora ho cercato di combattere anche questa cosa e nella mia vita:
- ho preso circa un centinaio di aerei
- sono salito in cima alla Tour Montparnasse
- al terzo piano della Tour Eiffel
- al Grande Arche de La Défense a Parigi
- ho visto Dublino dall’alto del Gravity Bar
- ho percorso il corridoio aperto tra due torri in cima alla Sagrada Familia
- mi sono fatto la funivia di Oporto
- il camminamento esterno in cima alla Biblioteca Joanina di Coimbra
- la terrazza del duomo di Berlino
- mi sono affacciato dal Bürgenstock sul lago di Lucerna
- dal tetto della cattedrale di Valencia
- mi sono ciucciato sia la Torre di Pisa sia il campanile di Giotto
- ho preso la funivia del Col Rodella
- ho fatto le foto dal Top of the Rock di New York
- ho contemplato l’incredibile paesaggio dalla vetta di Chenini in Tunisia
giusto per enumerare quelle che, più o meno, mi ricordo.
Però non sono migliorato moltissimo, per esempio non sono riuscito ad arrivare in cima alla Mole Antonelliana a Torino né alla Torre di San Pancrazio di Cagliari a causa delle scale troppo aperte per i miei gusti.
Ma c’è una cosa che probabilmente mi spaventa ancora di più. Il dentista. Pare che si chiami odontofobia. Devo dire che per un paio di decenni mi ha paralizzato ogni volta che solo osavo avvicinarmi al portone dello studio. Sarà stato qualche trauma infantile. O sarà il fatto che gli “ambienti medici” non mi sono mai piaciuti. Sarà che quando c’è un’infiammazione in corso l’anestesia non mi funziona quasi per niente. Fatto sta che negli anni ho sentito tanto male su quella cacchio di sedia e avrei preferito qualunque altra cosa invece di sottopormi a quella tortura.
Fra l’altro il mio vecchio dentista (che simpaticamente avevo rinominato Saw l’Enigmista) mi prendeva anche in giro per il panico che mi prendeva in sua presenza e rideva di gusto. Un giorno, in preda al dolore durante una devitalizzazione gli ho praticamente distrutto la poltrona, non ha riso più.
Ne consegue incontrovertibilmente che peggio del dentista c’è solo la morte.
Tratto da “Quarantotto Assiomi Cinici“