Ho pensato molto a quale assioma potesse rappresentare la degna conclusione di questa carrellata di tragicomico cinismo. E alla fine non ho potuto fare a meno di chiudere con la lingua italiana. Colpa dei miei studi o della mia fissazione con refusi ed errori? Non saprei dirlo con certezza ma era necessario dedicare a questo argomento un capitoletto a parte, se lo merita. Parte di ciò che scrivo adesso è stato trattato, anche se in forma completamente diversa, anche sul blog Pareri e Pensieri.
Il presente assioma richiama ovviamente il numero 9 “Le motivazioni della tua protesta non contano una sega se per farle valere sfasci, incendi, picchi etc.”. E lo fa raccogliendo il solito principio che la sostanza ha spesso bisogno della forma per poter essere efficace. Dico spesso e non sempre perché in effetti ci sono situazioni in cui possiamo scordarci dell’involucro e pensare solo ed esclusivamente al contenuto. Ma, ahimé, sono più rare di quanto si pensi. In tutti gli altri casi, il tuo messaggio verrà notevolmente penalizzato se lo veicoli nel modo sbagliato, proprio come le proteste violente e senza senso ricordate nel nono assioma.
Iniziamo la galleria delle atrocità con l’elenco delle ridondanze fini a sé stesse, vero rifugio per chi non ha un cacchio da dire e può allungare il brodo:
- Uscire fuori – O anche entrare dentro etc.
- Quello che è – Es: mandateci quelle che sono le vostre ricette…
- Andiamo a – Es: Andiamo adesso a presentare gli ospiti…
- Nostro – Es: Per cucinare il nostro polpettone serviranno…
- La verità vera – O anche l’antipaticissima prova provata…
- Piccolo regalino – O anche un grande regalone…
Proseguiamo con il famoso Italiano Lego, ovvero i cosiddetti plastismi che diventano mattoncini della nostra comunicazione quotidiana senza nemmeno che ce ne accorgiamo. Perché ormai l’italiano non lo insegna più il Maestro Manzi ma Radio Deejay:
- Nella misura in cui – Un’espressione che non serve praticamente mai.
- Assolutamente sì – L’inutilità totale se non per inserire una parola lunga.
- Piuttosto che utilizzato con valore disgiuntivo – Non credo che ci sia niente da aggiungere, ne siamo circondati piuttosto che invasi piuttosto che disgustati.
- E quant’altro per significare eccetera – Inserito alla fine di un elenco rompe l’anima.
- Nelle sue corde – Una di quelle cose che fanno la felicità degli spettatori di Amici.
- Mettersi in gioco/discussione – Abusatissima nei post sui social, generalmente esclusiva di persona che ha studiato poco.
- All’insegna di – O anche “sotto il segno di”, italiano pubblicitario di bassa lega.
- Detto questo – Altra inutilità totale.
- Da sempre – Iperboluccia per pubblico di bocca buona.
- Alla luce di – Nulla di tragico ma fa subito atto legale.
- Nel senso che – Dovrebbe spiegare qualcosa che lo precede ma in genere non lo fa.
- Essere sé stessi – O anche “essere veri”, roba da Uomini e Donne (o al limite Grande Fratello) per ostentare un’inesistente sincerità.
- Ma anche no – Roba giovanile, è solo bruttino.
- Giocoforza – Antipatico ma non mortale.
E arriviamo all’incertezza nel parlare. Per esempio: il termine “comunque” pronunciato ogni tre secondi quando un giovane viene intervistato. Si tratta, a mio avviso, di un modo per cercare di togliere peso e importanza alle proprie affermazioni. È ovvio che una persona che sminuisce il proprio discorso non è sicura di quello che sta dicendo e cerca di assumersi la minor quantità possibile di responsabilità perché teme di dire cose inesatte e di essere poi smentita o, peggio ancora, contraddetta. Fondamentalmente si sta parando il culo e lo fa usando oltre al già ricordato “comunque” anche altri gioiellini tipo “insomma”, “un po’”, “in un certo senso”, “poi”, “in una certa misura”, o chiedendo ossessivamente all’interlocutore “no?”, quasi come se avesse un tic.
Poi c’è la punteggiatura creativa: essendo ormai schiavi (o dovrei scrivere skiavi?) della comunicazione via Whatsapp, la punteggiatura è un optional. Il punto e virgola è roba da vecchi, in fondo alle domande non si mette il punto interrogativo (e io non capisco un tubo), si sdogana lo spazio prima della virgola (o prima e dopo oppure non ce lo metto nemmeno, vai), si usano le virgole come le pause mentre parliamo ma a prescindere dallo stile, dal contesto e dal tono generando periodi che non saprebbe recitare nemmeno Gassman.
Non scordiamoci il reparto “Esterofilia e demenza”: la CIA si pronuncia CIA, l’FBI si pronuncia EFBIAI o drammaticamente EFFEBIAI, media si pronuncia MIDIA, bipartisan esattamente come si scrive etc. Detesto anche il partitivo alla francese tipo: “Avete mica del pane?”. E odio anche la gente che quando racconta qualcosa usa “questo” come gli inglesi: “Siamo andati in questo locale dove fanno questi cocktail ottimi”, divento pazzo.
Ma sono davvero tante le cose che anche in questo settore non sopporto, fra l’altro alcune sono anche corrette ma non ce la faccio.
- Non sopporto chi usa “facesse” invece di “faccia” tipo nella frase: “Non lo so, facesse un po’ come gli pare”.
- Non sopporto quando dettano un URL e dopo il www non dicono “punto”, per esempio “venite a trovarci su www rebusmultimedia punto net”, la gente inesperta può pensare che il punto vada messo solo dove lo dici.
- Non sopporto che dice “al sabato” o “alla domenica”, non sopporto chi dice “a piazza Duomo” invece di “in piazza Duomo”, non sopporto chi dice “assieme” invece di “insieme”, non sopporto il termine “attimino”.
- Non sopporto chi si definisce o definisce qualcun altro “solare” e non sopporto chi non conosce i congiuntivi.
- Non sopporto chi fa le liste e le tratta come se fosse un percorso suggerito dal navigatore, spesso senza seguire alcun filo logico come per esempio: “Da Kant a Platone, passando per Schopenauer e Popper”.
- Non sopporto chi non capisce che “suo” si riferisce a una terza persona mentre “proprio” si riferisce al soggetto, per esempio la frase “Lamberto riaccompagna a casa Luciano con il proprio motorino” non è uguale a “Lamberto riaccompagna a casa Luciano con il suo motorino”.
Anche su Word ci sarebbe da dire tanto. Tipo la gente che giustifica sempre il testo pensando che sia più figo, quelli che non sanno scegliere un font adatto al contesto nemmeno se rinascono etc. Ma mi sono dilungato troppo e devo finirla qui, il concetto era che quando scrivi una cosa interessante in una forma atroce ne mini in modo irreversibile sia la credibilità sia l’efficacia.
Ne consegue incontrovertibilmente che il contenuto del tuo messaggio non conta una sega se scrivi in italiano come un disgraziato analfabeta raccattato dalla piena.
Tratto da “Quarantotto Assiomi Cinici“