Perché è importante scegliere bene il nome a dominio? Per molti motivi ma direi che la cosa principale è il fatto che se tu volessi cambiarlo in un secondo momento sarebbe un bel macello. Ci hai costruito il sito, è parte integrante della tua immagine coordinata, i tuoi indirizzi email sono tutti @queldominio, la gente ha salvato tra i preferiti quel preciso URL etc.
Nome a dominio
Ammetto che non è proprio una cosa bella e personalmente non mi interessa ma potresti anche mettere un paio di keyword separate da un trattino come per esempio digital-marketing.it o parrucchiere-firenze.com. A quel punto si possono creare landing page per inserire contenuto o anche impostare direttamente un redirect al proprio sito. Ribadisco però che io eviterei i nomi con trattino o underscore perché sono infernali da digitare su uno smartphone e quando lo devo fare mi imbestialisco ancora prima di aprire la homepage.
Comunque, il nome a dominio dovrebbe essere quello della ragione sociale (non è obbligatorio ma sai com’è) quindi forse dovresti iniziare a fare ricerche su Google e i vari social prima di decidere quale sarà il nome del tuo brand in generale. Davvero, cercalo ovunque. Se esiste da qualche parte lo vuoi sapere prima di affibbiargli un ruolo cruciale nella tua comunicazione digitale.
Il nome a dominio dovrebbe avere una serie di caratteristiche, vediamo quelle principali:
- Semplice da pronunciare e ricordare (pensa per esempio a come risulterà in uno spot radio).
- Usare, se possibile, parole reali. Potrebbe farti comodo in chiave SEO ma preferirei comunque una cosa semplice.
- Usare, se possibile, qualche keyword. Un utente dovrebbe capire cosa fai già dal nome del dominio. Anche qui, fallo solo se non risulterà poi forzato o se vuoi creare dei redirect.
- Per un e-commerce è generalmente da preferire il .com e poi diciamoci la verità: i .com sono i domini che ancora comunicano all’utente maggiore affidabilità. So che è un discorso vecchio da vecchi e per vecchi ma la percezione è questa e non si può ignorare.
- Evita nomi conosciuti, brand, marchi “taroccati” etc. Fai solo la figura del disperato e i potenziali casini legali sono infiniti.
- Se opti per una cosa come caldaiefirenze.it sappi che in futuro sarà un problema se vorrai trattare altri prodotti oltre alle caldaie o aprire una succursale in Emilia Romagna.
- Dai un’occhiata a servizi online come il domain generator https://www.nameboy.com che possono darti qualche idea su come frullare le keyword di partenza per trovare il nome a dominio che fa per te.
- Controlla sulla Wayback Machine eventuali dati storici su quel dominio che magari in passato esisteva ed era attivo per evitare brutte sorprese dal punto di vista della reputazione.
- Alcuni domini sono considerati “premium” e invece di pochi euro possono costare anche migliaia o decine di migliaia di dollari. Potrebbe essere interessante trovare il modo di essere avvertito tramite un Alert quando c’è una svendita di domini premium.
- Se la cosa non distrugge completamente il tuo budget, compra le varianti TLD più comuni del tuo dominio (.it, .com, .net) in previsione di futuri sviluppi. Ma anche solo per toglierli dal mercato ed essere certo che nessun altro se ne approprierà.
- Quando acquisti lo spazio web (per esempio su Register, su Aruba, su Bluehost etc.) in genere il prezzo del dominio è incluso per il primo anno e può essere una cosa intelligente per il rinnovo annuale. Se ci pensi, infatti, è più facile scordarsi delle scadenze singole per singoli servizi comprati su diverse piattaforme (lo spazio web, il dominio, il database).
- Occhio però a non confondere il prezzo dei servizi online per il primo anno e quello per gli anni successivi. Gli specchietti per le allodole, come ben saprete, in genere funzionano così: ti metto a un prezzo vantaggioso una cosa oggi per poi spillarti molti quattrini a partire dal secondo anno. E tu obietterai che puoi intanto farlo per il primo anno e poi cambiare scegliendo il miglior offerente. Ma io ti dico che dovresti studiare i bias cognitivi tipo la famosa distorsione da status quo che ti fa preferire la situazione attuale rispetto a un cambiamento. O anche renderti semplicemente conto che spesso i tuoi clienti non sanno nemmeno a chi pagano i servizi: pensi davvero che sappiano per cosa stanno pagando?
Dominio: Domain Authority
Visto che abbiamo detto le cose principali (o almeno spero di non aver scordato nulla di fondamentale) parliamo adesso un po’ di Domain Authority.
La Domain Authority (DA) è un punteggio da 1 a 100 che viene assegnato da Moz, più alto è il valore e migliore è il giudizio; è più semplice migliorare il valore nelle fasce più basse che in quelle alte, per esempio passare da 34 a 44 è più facile che passare da 84 a 94. Dipende dall’esperienza sul tuo sito di un utente interessato a un certo argomento oltre che da un’altra decina di indicatori. È importante sapere che ufficialmente la DA non è uno dei ranking factor di Google ma che non per questo è da sottovalutare.
La DA non è un valore statico, cambia spesso nel tempo per diversi motivi. Va per esempio considerato che l’aumento di un certo dominio “A” potrebbe far scendere la Domain Authority di un certo dominio “B” perché si tratta di un indicatore di comparazione e non di un valore assoluto. Questa cosa va tenuta presente anche per porsi degli obiettivi realistici: non guardare il valore di Wikipedia ma confrontati con i tuoi diretti competitor.
Per migliorare la Domain Authority occorre lavorare su tutta la SEO in generale ma in modo particolare sui backlink (ne parliamo un po’ nella prossima pagina) e sulla redazione di ottimi articoli verticalizzati sull’argomento di cui parla il sito.
Esiste anche una Page Authority. Anche questo indicatore, calcolato in base a più di 40 parametri, è compreso tra 1 e 100 ed ha le stesse caratteristiche della DA ma lavora a livello di singola pagina invece che sull’intero dominio.
Link Explorer
E già che siamo in argomento, diamo un’occhiata adesso a Link Explorer, che trovi qui: https://moz.com/link-explorer.
È uno strumento di Moz che puoi usare anche con un account gratuito. I dati che potrai vedere saranno limitati e potrai fare solo una decina di ricerche al mese ma può essere un ottimo punto di partenza senza dover spendere soldi. Magari ti piace e ti fai un account Pro (mentre sto scrivendo partono da circa 80 euro al mese).
Qui puoi controllare molte utili informazioni come:
- Domain Authority, ne abbiamo appena parlato.
- Linking domains = singoli domini che linkano a pagine del tuo sito. Può essere utile tenere sott’occhio eventuali siti di bassa qualità che hanno collegamenti al tuo (vedi Negative SEO) e magari segnalarli a Google col disavow per fare in modo che non li tenga in considerazione
- Inbound links = singole pagine che linkano il sito. Valgono ovviamente le considerazioni fatte per i Linking Domains.
- Ranking keywords = le keyword per cui questo sito si posiziona nei primi 50 risultati in Google USA.
- Top followed links to this site = Link provenienti da pagine che hanno Page/Domain Authority maggiore.
- Top pages on this site = Elenco delle pagine del tuo sito che hanno la Page Authority più alta.
- Top anchor text for this site = Qual è il testo più frequente negli anchor che portano visite al tuo sito.
- Linking domains by domain authority = Per vedere un grafico che riassume quanti domini puntano al tuo, raggruppati per Domain Authority. Ovviamente una predominanza di domini inferiori a DA 20 dovrebbe suggerirti di controllare chi ti linka e perché, dato che non solo non sono particolarmente utili ma potrebbero anche essere dannosi.
Consiglio anche di fare qualche esperimento con gli strumenti di Ahrefs e Semrush, due ottime risorse che dispongono anche di prove gratuite.
Link e backlink
Abbiamo detto prima che la Domain Authority può essere aiutata anche dai backlink ovvero i link in ingresso verso le nostre pagine. Vediamo adesso qualche raccomandazione anche se la prima dovrebbe essere di non fidarsi delle raccomandazioni e di documentarsi adeguatamente al momento di intraprendere qualche decisione nel mondo SEO. Diciamo che ciò che vi elenco qui è roba che ha più a che fare col buon senso che altro; quindi, come idea dovrebbe essere costantemente valida:
- Non esagerare con i link che puoi direttamente controllare e nei quali puoi decidere quale sarà l’anchor text. È roba che Google può vedere come “fatta in casa” appositamente per veicolare traffico facendo finta che sia organico (e infatti spesso lo è…): potrebbero addirittura portare a una penalizzazione.
- Attenzione anche a chiedere un determinato anchor text a chi ti linka, specialmente quando fai “outreach” ovvero quando chiedi ad altri di linkare il tuo contenuto. Se da una parte è vero che un testo corretto ti aiuta, dall’altra è un comportamento forzato che impone ad altri determinate scelte. Il risultato sarà molto spesso un sistema di collegamento non naturale e non spontaneo che è destinato il più delle volte a ripetersi. Il semplice URL, il nome della tua azienda, una keyword sono tutti testi che vanno bene.
- Evitare di inserire link outbound (ovvero che portano fuori dal tuo sito) sia nel footer sia nei widget. Inserire troppi link nel footer, infatti, porterebbe a diluire troppo il “succo dei link” (link juice) della tua homepage. E fra l’altro, Google potrebbe anche supporre un’operazione di cessione di link in cambio di soldi. Anche ripetere il menu di navigazione nel footer non porta a grandi benefici dal punto di vista SEO dato che in una pagina spesso solo il primo link a una determinata risorsa viene considerato. E visto che si presuppone che il footer si trovi in fondo alla pagina, difficilmente sarà visto dai motori. Potrebbe però risultare utile e comodo per un utente quindi valutate nel singolo caso se inserirlo o no. Il footer resta comunque un’area che andrebbe sfruttata per l’inserimento di informazioni importanti: per esempio dati aziendali, link a policy e condizioni di spedizione, link a profili social etc.
- Ricordarsi sempre che un link di qualità equivale a molti link di bassa qualità. I link naturali (che la gente mette spontaneamente perché hai scritto o hai condiviso qualcosa di veramente interessante) contano quasi sempre più dei link appositamente chiesti, i quali però contano comunque più dei link autoprodotti (quelli che ti crei da solo in altri post o in altre piattaforme).
- I link non dovrebbero puntare tutti alla tua homepage, se vuoi fare il furbo, almeno cerca di rendere le cose credibili. Collegare pagine del sito diverse creerà un pattern di comportamento molto più naturale.
- I link che vengono da siti generalisti (che magari si fanno pagare per linkare) nel tempo non servono molto perché pubblicheranno un po’ di tutto e non ci aiuteranno a crescere nella nostra nicchia. Se ai backlink mancano rilevanza e pertinenza (ovvero se la pagina che linka la mia in realtà parla d’altro o non specificamente dello stesso argomento) non sono molto utili.
- I link sono importanti, anzi molto importanti. Ma gli utenti cambiano e Google cambia con loro. Un contenuto ottimo ma che non ha backlink di altissimo profilo vale comunque più di uno che è scritto in modo approssimativo ma è collegato benissimo.
Tratto da “Prontuario semiserio di Digital Marketing” di Lamberto Salucco
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