Era una notte di metà autunno a Firenze City, quando Supermegaboy decise di passare all’azione con un piano ben preciso. Si sarebbe calato dall’alto per cogliere all’improvviso i suoi nemici e prendere in ostaggio il sindaco Maramao Babonzi, e non gli avrebbe fatto finire neanche la partita a fifa. Poi, tenendolo sotto tiro, avrebbe intimato agli altri di alzare le mani e di tenerle bene in vista, in aria, senza fare scherzetti, perché con i supereroi non si scherza. E poi avrebbe chiamato quel bastardo di Brutus Dexter, dicendogli di stare anche lui con le mani bene in alto, e così avrebbe fatto con le sue guardie del corpo, bastardi pure loro. E già che c’era gli avrebbe potuto chiedere di alzare lo stipendio ai tuttofare del Florence City Telegraph, visto che lui – quando vestiva gli anonimi panni di Facundo Mostarda – lavorava lì. E finalmente avrebbe intimato loro di liberare la povera Geronima Pepper e di andare a recuperare in giro per il mondo i suoi amici, Adalberto Nabucco a Oslo e Guendalina Mistery all’aeroporto di Bangkok, con due jet privati a spese loro. E a quel punto, conquistata dal suo coraggio per avere salvato il mondo dal meteorite e dall’attacco dei Deteuroni – tranne l’Angola, che era stata colpita da un pezzo del corpo celeste, ma mica si può avere tutto dalla vita – Geronima l’avrebbe forse invitato nel negozio di fiori all’angolo dove lavorava e magari anche a casa sua per un tè e qualche biscottino wafer, e poi si sarebbero seduti vicini sul divano, le gambe che si sfiorano, e lui sarebbe stato splendido e divertente e lei avrebbe riso alle sue battute. E a un certo punto sarebbe caduto un silenzio imbarazzato e lei, tutta rossa in viso, si sarebbe alzata chiedendogli se voleva un’altra tazza di tè, ma lui proprio in quel momento le avrebbe detto che doveva andare, che i supereroi hanno sempre qualcosa da fare, tipo salvare vecchine e banche e anche sistemare dighe che perdono, ma solo quando vivono in città vicino alle montagne. Ma a quel punto i loro sguardi si sarebbero incontrati e lui gli avrebbe detto una cosuccia del tipo “ehi piccola, va tutto bene” – che in realtà in quel momento non avrebbe avuto senso, ma detta da un supereroe acquista comunque il suo fascino. E le loro labbra si sarebbero sfiorate e… fu in quel momento che Supermegaboy, sporgendosi in avanti dal soppalco, con gli occhi sognanti, volò giù nella sala operativa…
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