Lo dico apertamente e a chiare lettere, tanto sono ormai abituato a essere impopolare con le mie esternazioni: io sto con Delio Rossi.
Lo dico pubblicamente e vi spiego anche perchè se mi vorrete leggere.
Non giustifico quel che ha fatto ma lo comprendo, come comprendo che molti non potranno capire quanto da me appena scritto.
La mia idea sull’allenatore non è certo cambiata dopo l’episodio di Firenze, come non ne sono cambiate altre.
In realtà, più che difendere lui, punto il dito contro i falsi e gli ipocriti, contro quell’informe massa di moralisti cerebrolesi che tanto si sono dati da fare nel pronunciare le solite frasi.
I soliti discorsi senza capo né coda, piena dimostrazione di quanto sia facile perdere l’occasione di tacere pur di aprire bocca.
Non capiscono, poveri, quanto sia inutile il loro ciarlare, il loro alzare il dito indice, il loro moralismo con cui tendono a trovare il motivo della violenza sugli spalti.
“Non possiamo assistere a scene del genere e poi stupirci dell’inaudita violenza di alcune branche delle varie tifoserie”.
Vi rendete conto di quel che state dicendo o siete preda di chissà quale sostanza che vi rende più simili a scimmie farneticanti che a persone atte a stare davanti a una telecamera?
Il gesto di un uomo può secondo voi portare a episodi di violenza sulle gradinate degli stadi?
Io sto con l’allenatore perché quel che è successo davanti alle telecamere sarebbe successo negli spogliatoi; e cosa sarebbe cambiato?
A parità del gesto la situazione avrebbe fornito forse una diversa chiave di lettura?
Non sarebbe invece stato comunque un allenatore che si scaglia contro un ingrato giocatore che ha passato 30 minuti a raccogliere margherite?
Certo, capisco che il detto recita “Occhio non vede, cuore non duole” ma nascondere la testa sotto la sabbia non vi serve.
Nascondervi dietro a un ormai vomitevole falso perbenismo rende ancor più stucchevole la falsità delle vostre affermazioni.