Fortunati e sfortunati: vorrei esprimere la mia opinione oggi su un modo di dire che personalmente non condivido; il suo uso mi pare offensivo seppur chi lo pronunci non abbia la minima intenzione a mancare di tatto.
Secondo alcuni quando una famiglia è colpita da un evento che ne condizionerà usi e abitudini si dice sfortunata o meno fortunata di altre. Questo non mi piace.
Preferisco dire che talune famiglie sono colpite da altre problematiche che, dal punto di vista prettamente umano, sono sicuramente più importanti e di difficile gestione; ma dire che sono “sfortunate” proprio non mi piace.
Molti questi nuclei familiari hanno deciso di affrontare le difficoltà senza affidarsi alla via dell’aborto, altri non hanno avuto modo di saperlo se non dopo la nascita; per altri invece la patologia è subentrata ad alcuni anni dalla nascita del bambino.
Difficoltà, enormi difficoltà affrontate da persone comuni che in seguito ad un evento riescono a diventare straordinarie. Per molte non si tratta nemmeno di problemi ma di difficoltà che richiedono un diverso approccio ed un maggior apporto di forze (badate che non ho utilizzato il termine “sacrificio”).
Capisco che sia entrato nell’uso quotidiano dire “meno fortunati” ma non mi piace e non mi piacerà mai; la sfortuna è la sfiga, la sfortuna ti fa perdere una schedina per una partita decisa da un rigore al 95mo, ti fa scivolare il telefono nel lavandino… per molti avere una piccola vita tra le braccia da accudire più di quanto un altro bambino avrebbe bisogno è comunque una “fortuna”.