Lo ammetto: mi è presa una nuova scimmia. La passione per il modellismo, il piacere di curare e guidare un modello in scala mi ha attanagliato per la seconda volta; ma mentre 4 anni fa guidavo un crawler, questa volta sono andato su uno scaler. Seguitemi in questa nuova rubrica di Pareri e Pensieri, tuffatevi nel mondo del modellismo radiocomandato a 4 ruote.
Il bello di questo hobby? E’ molto rilassante e porta a vivere bei momenti in compagnia immersi nella natura. Praticare il crawling e lo scaling, infatti, ci “obbliga” a cercare luoghi in cui le condizioni naturali permettano la guida del modello affrontando ostacoli di varia natura; possono essere salite o discese molto ripide, rocce, guadi, svariati tipi di fondo, passaggi quasi da trial, tronchi di alberi caduti che sembrano giacere come ad invitarci alla scalata.
Per il crawling il terreno migliore è la roccia e magari una vecchia cava abbandonata offre il paesaggio migliore contro cui testare le proprie abilità e il setup del proprio mezzo.
Il setup è un elemento fondamentale del modellismo dinamico stradale; ogni vettura dovrebbe essere accuratamente messa a punto prima di ogni prova “seria”, ma si può affrontare il tutto anche senza conoscere una virgola: metti la batteria e vai.
Personalmente trovo molto rilassante immaginare il luogo in cui mi voglio recare, magari ricordarlo se ci sono già stato, ed in base a questi ricordi/congetture cercare il giusto bilanciamento del mezzo.
Per le gomme esistono diverse configurazioni e non ci si ferma al solo disegno dell’impronta a terra; esistono mescole differenti, spalle differenti, dimensioni differenti. I cerchi sono un altro tassello che, se non proprio fondamentale, ha dalla sua un notevole impatto estetico sul mezzo. I pesi da mettere nelle ruote, la gommapiuma di diverse densità di cui sono riempite, con o senza effetto memoria… Insomma, un setup a 360 gradi.
Ma non ci si ferma qui potendo scegliere addirittura l’olio per gli ammortizzatori, la durezza delle molle, la corsa con i regolatori di precarico; e poi l’angolo di sterzo…
Adoro pulire il mio SCX10 dopo un’uscita in cui ho trovato qualche pozza di fango, come adoro tuffarlo nel fango da pulito; è difficile da spiegare il piacere che si prova nel vedere il proprio modello che arranca in un guado sporcandosi. E poi alla sera metterlo sul tavolo e ripulire ogni angolo, ogni giuntura.
Trovarsi con un gruppo di amici nel bosco affrontando sentieri e guadi, è assolutamente stimolante e divertente oltre che essere uno splendido modo di scambiare 4 chiacchiere in modo “sano”. Mezzi che si ribaltano, verricelli che recuperano, le risate per un setup sbagliato sono emozioni che altri hobby difficilmente possono regalare.
E poi, quando la passione prende seriamente, ci sono eventi come quello cui ho pertecipato (la Extreme Gnurant Race) nei quali meglio si notano i limiti del proprio mezzo; da lì parte la corsa alla ricerca dell’uovo di Colombo, quel pezzo originale che sostituito con un after-market promette di regalare prestazioni nettamente superiori. Parti in carbonio, alluminio, titanio, leghe rinforzate: un vero e proprio mercato con cui migliorare il modello in prioprio possesso.
Per noi scaleristi, poi, la questione si complica con la ricerca, l’acquisto o la costruzione di accessori che rendano il mezzo più vero; io mi sono trovato a chiedere a mio figlio di regalarmi dei pezzi dei suoi giochi per poterli installare sulla macchina.
Appesantire o alleggerire il mezzo, abbassarne il baricentro, verniciare i copri mozzi, applicare adesivi rigorosamente in scala… La scimmia mi attanaglia.
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