Fallimento Kodak: cronaca di una morte annunciata

Dopo mesi di agonia, conseguenza di anni di perdite economiche enormi, chiude i battenti una delle più grandi società a livello mondiale.

Fallimento: Kodak ha chiesto ed ottenuto l’accesso al Chapter 11.

Per riuscire a superare i prossimi mesi che saranno cruciali per un ultimo tentativo di riorganizzazione interna, Kodak ha avuto da Citigroup un finanziamento di 950 milioni di dollari; questo dovrebbe consentire alla società di pagare i dipendenti e avere ossigeno che consenta di attuare strategie di emergenza volte a monetizzare quanto più possibile.

La richiesta per l’amministrazione controllata, il Chapter 11 appunto, è stata presentata al tribunale di Manhattan.

Hanno allegato una documentazione in cui sono dichiarati asset per 5,1 miliardi di dollari a fronte di un debito di quasi 7 miliardi.

Purtroppo all’interno del debito rientrano anche i piani pensionistici e contributivi da cui l’azienda pare stia cercando di fuggire ricorrendo all’arma della bancarotta.

Quel che maggiormente mi lascia perplesso è che il naturale  fallimento cui è arrivata dopo 7 anni di gestione Perez, un’amministrazione che ha portato enormi perdite ogni anno (basti pensare che durante la guida Perez la socità ha perso 7 miliardi di valore societario), passando dall’abbandono della produzione di pellicole al volersi gettare nel mercato delle stampanti; un mercato di suo già saturo e nel quale Kodak non ha trovato un proprio spazio.

A questo possiamo aggiungere l’incapacità di vendere i propri brevetti e gli interessi sui debiti che aumentavano di anno in anno.

Soltanto nello scorso autunno, Kodak ha prelevato 160 milioni di dollari dalla propria linea di credito. Solo qualche tempo prima aveva assicurato grossi guadagni per l’azienda.

Le dichiarazioni odierne ormai lasciano il tempo che trovano, nessuno crede più alle promesse e alle mire di Kodak. I progetti per monetizzare e convertire in liquidità proprietà intellettuali sembrano non trovare acquirenti, lasciando il destino dell’azienda segnato nel proprio declino.

Nel momento del boom della fotografia digitale Kodak ha voluto intraprendere una strada molto rischiosa abbandonando il settore che portava le rendite maggiori. Ossia la produzione di rullini fotografici.

Al contempo, il volersi affacciare al mercato della stampa digitale per il privato e il professionista ha portato l’azienda ad affrontare investimenti che hanno aperto una voragine economica colossale.

L’idea di invertire la rotta intrapresa da HP, società in cui Perez ha operato per anni, si è dimostrata fallace. Non sono riusciti a convincere l’utenza del “vantaggio” di cambiare la stampante invece delle cartucce. E questo pur avendo garantita la fornitura da Kodak. Il fallimento ci sta.

Della crisi invece paiono non soffrire le consociate europee; a detta dell’azienda americana “manterranno tutti gli obblighi contratti con clienti e fornitori senza soluzione di continuità”.

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Lamberto Salucco

(Firenze, 1972) – Sono un consulente informatico (ma laureato in Lettere Moderne), mi occupo di marketing (ma solo digitale), social media (ma non tutti), editoria (ma non cartacea), musica (ma detesto il reggae), formazione (ma non scolastica), fake news (ma non sono un giornalista), programmazione (ma solo Python), siti web (ma solo con CMS), sviluppo app (ma solo iOS e Android), bias cognitivi (ma non sono uno psicologo), intelligence informatica (ma solo OSINT), grafica 3D (ma niente CAD), grafica 2D (ma niente Illustrator), Office Automation (ma non mi piace Access).
 

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