L’arte delle fregature – 1.08 – Illusione di frequenza

Ah… Questa è fantastica, mi piace moltissimo. L’illusione di frequenza (frequency illusion) detta anche euristica dell’influenza (affect heuristic) o Baader–Meinhof effect è quel bias cognitivo che ti porta a non riuscire a valutare la frequenza effettiva di un certo avvenimento. Funziona in modo splendido con il confirmation bias (vedi capitolo 4) nel quale si cercano prove che confermano e si ignorano le prove che smentiscono.

Per esempio, l’illusione in cui una parola, un nome o una qualsiasi altra cosa che è arrivata di recente alla nostra attenzione sembra dopo apparire improvvisamente con una frequenza davvero strana. Hai appena imparato il significato del termine “bias cognitivo” e inizi a sentirlo rammentare in continuazione da amici, televisione etc.

Oppure un medico che abbia appena finito di studiare una nuova patologia potrebbe tendere a vederne i sintomi in numerosi pazienti.

Ci capita anche se compriamo un’auto nuova (o un determinato capo di abbigliamento) e improvvisamente iniziamo a notarne diverse simili o uguali. E succede anche a un inquirente che abbia un pregiudizio verso un certo sospettato. Noterà sempre e solo le occasioni in cui è coinvolto quel preciso sospettato, magari ignorandone altre che lo scagionerebbero. Ne riparleremo a proposito del bias dello sperimentatore.

Secondo alcuni si dovrebbe chiamarlo “Baader–Meinhof effect” solo se l’illusione di frequenza riguarda qualcosa che è stato appena imparato. Ma questi aspetti tecnici non ci interessano affatto, è più importante vederlo in azione.

 

L’illusione di frequenza nel marketing

Qui gli esempi sono davvero tanti, rischia di diventare un elenco infinito. Vedrò di contenermi e li inserirò senza un ordine preciso perché tanto è lo stesso. Pensiamo a quando abbiamo deciso di acquistare una certa cosa e da quel momento ci sembra che le pubblicità di quel preciso prodotto ci stiano pedinando in ogni dove. Oppure: dopo aver visto un certo brand come sponsor di un evento, si inizia a vederlo ovunque, i conoscenti ne parlano, la tv ne parla.

Parlando di brand awareness, si dice che si debba incontrare un marchio almeno tre volte prima che tu lo possa considerare davvero. L’illusione di frequenza potrebbe dare una mano in questo senso. Per esempio, se hai visto il mio brand nella newsletter che ti mando ogni mese, se hai visto il mio prodotto casualmente inquadrato nell’ultima puntata di una serie tv di successo, se hai visto un certo personaggio parlare di un certo servizio in vendita è possibile che questo bias te lo faccia notare di nuovo, più volte, in più contesti. E tu pensi che sia ovunque o che ti segua.

Nota per gli studenti di marketing: vediamo di evitare però l’effetto opposto in cui si rompe l’anima all’utente, stalkerizzandolo in ogni luogo. La tua comunicazione deve arrivare a persone potenzialmente interessate e con una frequenza che non irriti.

Questo bias funziona anche con gli hashtag. Dopo aver interagito con un hashtag di tendenza su Twitter/X inizi a vedere migliaia di tweet con quell’hashtag e questo ti rafforza l’idea che sia molto popolare. Metà illusione di frequenza e metà maledetto algoritmo.

L’illusione di frequenza è anche connessa al remarketing perché sappiamo bene che rivolgersi a persone che già hanno interagito con una certa azienda ha spesso come risultato un incremento dell’efficacia dell’azione pubblicitaria.

Ma è anche alla base di quelli che dicono “Ieri sera stavo parlando con un mio amico di fare un viaggio in Spagna. Oggi ho aperto Facebook e indovina? Mi proponevano un viaggio! E sai dove? Proprio in Spagna!”. Probabilmente sei solo in target e molti della tua età in quel periodo dell’anno vogliono andare in Spagna. Oppure è illusione di frequenza e lo noti solo perché vuoi andare in Spagna. Esiste però anche la possibilità che tu abbia concesso l’uso del microfono a qualunque app tu abbia installato sul tuo telefono Android perché sei troppo pigro per leggere cosa stai approvando e adesso ci sia mezzo mondo che ti ascolta. Chi lo sa?

 

L’illusione di frequenza nella disinformazione

Nella disinformazione, questo bias è estremamente potente e devo dire che si fa fatica a distinguerlo da altre distorsioni mentali. Ma stiamo parlando di distinzioni accademiche che ci interessano poco, a dir la verità.

Sappiamo tutti che quando una fake news inizia a girare e diventa virale può creare l’illusione che tutto il mondo ne stia parlando. D’altra parte, questa sensazione viene aumentata da altri fattori come la frequenza con cui appare nella tua bacheca dei vari social network (vale anche per le immagini alterate digitalmente e per le catene di Sant’Antonio su Whatsapp o via email) o il fatto che molte fonti diverse ne stiano parlando.

Soffermiamoci un attimo qui. La frequenza con cui vediamo una cosa può dipendere effettivamente dall’illusione di frequenza ma anche dalla bolla cognitiva in cui siamo immersi. Se seguiamo terrapiattisti, abbiamo messo il like a Pagine terrapiattiste, siamo in Gruppi terrapiattisti ci sembrerà che tutto il mondo sia terrapiattista ma in realtà siamo solo prigionieri di una gabbia a senso unico. E anche il fatto che ci siano molteplici fonti che riportano la “notizia” significa poco.

Esistono aziende con fatturati stellari (sì, anche in Italia) che possiedono testate giornalistiche, Pagine Facebook con centinaia di migliaia di follower, account Twitter/X etc.

Vedere una notizia su canali diversi non significa che sia vera, magari fanno tutti parte della stessa cricca. E ricordatevi anche che le Pagine Facebook con tanti follower fanno gola e possono essere acquistate a suon di quattrini così la Pagina che seguivi e che parlava di musica rock, un bel giorno cambia nome e si chiama tipo “La Verità ke nn ti diranno mai!” e condivide boiate che arrivano anche a te.

 

L’illusione di frequenza nella vita sentimentale

Possiamo partire con gli esempi classici e un po’ scontati dell’illusione di frequenza come la conosciamo. Una coppia che sta aspettando un bambino inizierà a vedere ovunque donne incinte, amici che sono nella stessa loro situazione o pubblicità di pannolini e passeggini.

Una coppia in cui i due partner siano separati da diversi anni di età, inizierà a notare altre coppie che hanno la stessa caratteristica, rendendo la cosa piano piano sempre più normale. E questo succederà anche alle coppie che stanno vivendo una relazione a distanza o che stanno per sposarsi.

Ovviamente funziona anche per chi sta avendo problemi. Partner che stanno seguendo una terapia di coppia, persone che stanno valutando la possibilità di divorziare, persone che hanno scoperto il tradimento del partner etc.

Ma il casino è che l’illusione di frequenza viene talvolta usata per manipolare il partner, per modificare la percezione che ha della relazione e del comportamento dell’altra persona.

Ci sono studi che hanno messo a nudo determinati atteggiamenti e li hanno anche classificati come manipolatori. Per esempio, sapendo che una persona è rimasta colpita da un certo film d’amore (vale anche per serie tv o romanzi) è possibile riprodurre alcuni gesti visti al cinema per far collegare ciò che facciamo noi con ciò che avveniva nel film. E non sto parlando di prendere spunto per un gesto carino (che andrebbe benissimo) ma di riprodurre una cosa con lo scopo di alterare la percezione della relazione e richiamare ricordi a comando. La cosa folle è che può anche funzionare.

Ma facciamo l’esempio opposto. Se io tratto il partner in modo freddo, poco gentile posso poi instillare il dubbio che in realtà tutti si comportino come me. Una sorta di “mal comune, mezzo gaudio” ma senza gaudio. Anche qui, purtroppo, la cronaca ci fa spesso scoprire quotidianità agghiaccianti quando ormai è troppo tardi.

È una cosa fattibile anche col linguaggio. Per esempio usare termini particolarmente affettuosi in momenti in cui la persona è sensibile e magari suggestionabile può dare l’idea di essere molto più dolce e disponibile di quanto si è in realtà. Cosa che verrà anche ricordata in modo alterato, ovviamente.

È uno dei motivi per cui è possibile che gli amici degli interessati possano vedere la loro relazione in modo più chiaro e realistico rispetto a chi c’è dentro fino al collo. E imparare a riconoscere i comportamenti manipolatori tossici dovrebbe essere una priorità per gli adolescenti, ben prima dell’uso degli asterischi.

 

 

Estratto da “L’arte delle fregature” di Lamberto Salucco

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Pubblicato "L'arte delle fregature - Prima Parte" di Lamberto Salucco - Rebus Multimedia

 

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Lamberto Salucco

(Firenze, 1972) – Sono un consulente informatico (ma laureato in Lettere Moderne), mi occupo di marketing (ma solo digitale), social media (ma non tutti), editoria (ma non cartacea), musica (ma detesto il reggae), formazione (ma non scolastica), fake news (ma non sono un giornalista), programmazione (ma solo Python), siti web (ma solo con CMS), sviluppo app (ma solo iOS e Android), bias cognitivi (ma non sono uno psicologo), intelligence informatica (ma solo OSINT), grafica 3D (ma niente CAD), grafica 2D (ma niente Illustrator), Office Automation (ma non mi piace Access).