“Bizarre, funny, visually-striking or anthropomorphic things stick out more than non-bizarre or unfunny things” ovvero “Le cose bizzarre, divertenti, visivamente sorprendenti o antropomorfe risaltano più delle cose non bizzarre o poco divertenti”
Nel secondo capitolo parleremo di una serie di bias relativi a cose strane, il che non è una gran novità ma qui le cose sono ancora un po’ più strane. E anche qui ricordatevi che, per quanto possano sembrare fuori di cervello, sono distorsioni che colpiscono anche noi.
Vedremo l’effetto bizzarria e la memorizzazione delle cose strane, l’effetto umorismo e come le cose che ci fanno ridere possano condizionarci, il bias di Von Restorff e come la stranezza sia relativa al contesto, l’effetto immagine e come si ricordino meglio dei testi, l’effetto autoreferenzialità e come le cose che ci coinvolgono ci restino più impresse e infine il bias della negatività e quanto le cose “brutte” siano più forti delle cose “belle”.
2.01 – Effetto bizzarria
Partiamo con l’effetto bizzarria (bizarreness effect) ovvero la tendenza a ricordarci meglio delle cose strane rispetto a quelle normali. Diciamo subito che l’esistenza di questo effetto non è proprio universalmente riconosciuta. Esistono studi che dicono di sì, altri che dicono di no, altri che addirittura affermano che la “bizzarria” sarebbe controproducente per la memoria. Comunque, torna il fatto che il nostro pigro cervello decida di non assimilare informazioni su roba che conosce già e invece ricordi cose inusuali.
Ma cosa è davvero bizzarro? Generalmente si identificano due caratteristiche che possono rendere qualcosa “bizzarro”: la prima è essere fuori contesto, la seconda è non corrispondere al modello che conosciamo o che abbiamo già memorizzato. Un saggio che ho letto, parlando dell’essere “bizzarro perché fuori contesto” faceva l’esempio di un enorme alano che partecipava al concorso per il gatto più bello del mondo: non solo si tratta di un cane in mezzo a gatti ma è anche una bestia gigantesca. Sempre lo stesso saggio, citando la “bizzarria perché fuori modello”, chiedeva cosa avremmo provato vedendo un cane con solo tre zampe.
Anche questo effetto (come quello del contesto) è alla base di studi sull’attendibilità dei testimoni oculari nelle indagini. Per esempio: in un romanzo poliziesco che ho letto, l’assassino decideva di mettersi un vistoso braccio ingessato posticcio prima di lasciare la scena del delitto. Qualora qualcuno lo avesse visto camminare per strada, si sarebbe ricordato solo di quel gesso che non poteva certo passare inosservato ma non di chi lo aveva al braccio.
L’effetto bizzarria nel marketing
È chiaro che le cose strane ti colpiscono e ti restano in testa ed è chiaro anche che la pubblicità vuole colpirti e restarti in testa. Quindi gli esempi di pubblicità strane si sprecano.
Pensiamo a cose particolari tipo guerrilla marketing come quando si piazzano oggetti giganti per strada oppure i flash mob o le street performance, magari filmate e poi ritrasmesse sui canali social. Oppure pensiamo alle enormi mascotte che rappresentano aziende americane o a confezioni particolari o divertenti che fanno spiccare un prodotto dallo scaffale.
Pensiamo a spot strani, distopici, surreali, inquietanti che hanno fatto la storia: Playstation nel 1999 o Xbox 360 nel 2008 tanto per fare due esempi da poco. Roba che ti resta impressa, roba di cui poi si parla, roba che quando la riguardi, a distanza di tanti anni, continua a colpirti. Chissà se a causa del proprio valore intrinseco o perché ti ricorda il periodo in cui la trasmettevano in televisione. D’altra parte, gli spot più strani e costosi negli Stati Uniti sono spesso messi in onda durante il Super Bowl dove ogni slot da 30 secondi può arrivare oggi a costare anche 7 milioni di dollari.
Per non parlare delle campagne che puntano volutamente sul fatto di suscitare indignazione e discussioni: richiami erotici, richiami politici, razzismo, sessismo, pedopornografia, comportamenti pericolosi, disordini alimentari. Tutto è stato usato per cercare di colpire l’attenzione dell’utente, letteralmente qualunque cosa.
Talvolta è stato un successo, altre volte è stato un boomerang che ha costretto il brand a fare marcia indietro e a scusarsi pubblicamente. E questo non sempre è bastato per evitare danni all’immagine aziendale. Una cosa è sicura: l’asticella è talmente alta che le aziende sono disposte a rischiare sempre di più per non risultare anonime e per riuscire a diventare “memorabili”. E noi siamo cavia e target.
L’effetto bizzarria nella disinformazione
Qui la situazione diventa più una cosa del tipo “chi la spara più grossa?”. C’è stato un tempo in cui bastavano piccole cose per colpire l’immaginario della massa. Nel 1938 Orson Welles provocò il panico (sebbene la questione sia controversa) leggendo alla radio La Guerra dei Mondi di H. G. Wells. Altrettanto controversa fu la reazione degli spettatori alla proiezione del film dei Lumière in cui un treno arrivava in stazione, si dice che le persone scapparono urlando.
Una cosa è però sicura: cento anni fa bastava poco per spaventare, oggi siamo anestetizzati sotto molti punti di vista. E allora cosa si fa? Si esagera, ovviamente. Il che va benissimo nell’ambito dell’intrattenimento, amo molto vedere cose strane e fuori di testa.
Ma cosa accade se già stiamo facendo girare teorie assurde? Come possiamo salire di livello? L’utente scemo di un social network (e guardate che sono davvero tanti) pensa che il mondo sia comandato da poche famiglie di ultraricconi che decidono tutto e che tengono in pugno le sorti di tutti i governi del pianeta.
E noi andiamo oltre: quei ricconi sono tutti ovviamente ebrei ashkenaziti, hanno inventato la pandemia per decimare la popolazione, hanno creato le scie chimiche per avvelenare tutti e sono in contatto con i rettiliani signori della guerra. Anzi, saliamo ancora: sono loro i rettiliani.
Ancora, saliamo ancora: hanno anche fatto il lavaggio del cervello a Biden, Meloni e Macron. Anzi, ancora più in alto: quelli non sono i veri Biden, Meloni e Macron ma sono robot che li hanno sostituiti: quando nel 2021 Giorgia Meloni aveva le stampelle era perché il robot stava ancora imparando a camminare etc.
L’utente scemo di un social network pensa che la Terra sia piatta e che la solita élite di miliardari cattivi del Bilderberg o dell’Aspen Institute come Soros e Bill Gates non ce lo dicano per tenerci nell’ignoranza ed evitare che ci ribelliamo così ci possono comandare più facilmente. E noi andiamo oltre: la Terra non è solo piatta ma è al centro dell’Universo e non si muove. Anzi, saliamo ancora: lo spazio non esiste, è impossibile andare in orbita, t’immagini andare sulla Luna e la NASA ci mente da sempre. Ancora, saliamo ancora: la Terra non è piatta ma cava e noi viviamo al suo interno mentre la Luna è abitata dagli alieni.
Anzi, ancora più in alto: la luna è un ologramma e il sole è una megalampada non troppo lontana dal nostro pianeta.
Maremma bestia, più grandi sono le puttanate e più la gente ci crede. E vai con gli Anunnaki, Nibiru, immagini photoshoppate, cure miracolose, clickbait tipo “non crederai mai a cosa gli ha risposto”, titoli falsi e fuorvianti, gossip al limite della truffa e altre bischerate.
L’effetto bizzarria nella vita sentimentale
In questo ambito la bizzarria può essere protagonista in più modi, lo sappiamo bene. Ognuno di noi avrà sperimentato qualcosa di folle in amore, voglio sperare. Se così non fosse, vi faccio le mie condoglianze.
Comunque, la bizzarria può essere l’elemento che crea la sorpresa e che può tenere vivo un rapporto. Penso a una proposta di matrimonio elaboratissima e folle che, deviando dalle cose standard, può davvero fare la differenza e restare nella memoria della coppia per sempre. Ci sono poi persone che festeggiano date particolari tipo i miei genitori che celebrano il giorno in cui si sono conosciuti oppure gente che fa una cena intima per ricordare il primo litigio. E sono tutte cose belle.
Ma esistono anche modi per sfruttare l’effetto bizzarria per manipolare le persone, per creare una relazione fuori dagli schemi e sfruttare questo a proprio favore.
Per esempio, la cosa più normale e innocua che esista: giocare a fare il bel tenebroso o roba simile. La gente cerca di darsi un tono per poter risultare meno anonima possibile, più interessante. Spesso lo fanno quelli che non sono affatto interessanti e che hanno poco da dire. Ma diciamoci la verità: a tutti piace essere un po’ misteriosi e affascinanti, no? Tutti vogliamo fare bella figura con una persona che ci piace. Ma dove sta il limite? In genere risiede nelle intenzioni. Se voglio colpire una donna perché mi piace non è certo un dramma, se voglio arrivare a controllare e manipolare una donna sono uno stronzo. Lo stesso dicasi per una donna, è chiaro.
Ma si può anche andare oltre. La bizzarria potrebbe stare nell’incredibile serie di affinità che l’altro scopre con te: hobby, gusti musicali, film, interessi, punti di vista, visione politica o religiosa. Se studi bene un essere umano puoi simulare qualunque tipo di interesse. E se lo fai nel modo giusto e coi tempi giusti può essere un’arma formidabile per creare un rapporto. Peccato che tale rapporto nascerà già marcio e tossico. Come ho detto prima l’intenzione non era positiva, non volevi avvicinarti a quella persona e magari riuscire a capirla di più ma possederla nel senso peggiore del termine.
L’effetto bizzarria può essere anche sfruttato per abituare una persona a un certo linguaggio. Mettiamo che io abbia un senso dell’umorismo molto spiccato, mettiamo che io usi abitualmente una serie di termini sopra le righe perché sono fatto così. In questo caso l’asticella è già alta, posso usare humour e bizzarria per nascondere la manipolazione, per far abbassare la guardia all’altra persona, per far sembrare che anche i comportamenti sbagliati siano in realtà solo battute o scherzi.
Non va affatto bene. Questo tipo di comportamento può anche portare all’isolamento dell’altra persona che non riesce più a relazionarsi con amici e parenti. Finisce per dipendere in tutto e per tutto da te. E questo è pericoloso, non deve accadere mai.
Estratto da “L’arte delle fregature” di Lamberto Salucco