L’arte delle fregature – 2.04 – Effetto immagine

L’effetto immagine (picture superiority effect) si riferisce a un fenomeno per il quale le immagini vengono generalmente ricordate più delle parole, questione ampiamente dimostrata in più di un esperimento. Ed è importante anche il fatto che le comunicazioni che usano immagini necessitino, rispetto a quelle che contengono solo testo, di un minor numero di ripetizioni per essere ricordate.

Non credo che siano necessari altri dettagli, abbiamo sperimentato tutti in prima persona la potenza della comunicazione per immagini. Direi che ormai è difficile se non impossibile pensare a qualcosa che non usi immagini. Le persone oggi usano le videoconferenze come strumento abituale in ambito lavorativo, personale, educativo. I tutorial su YouTube e i videocorsi sulle apposite piattaforme forniscono informazioni e nozioni su qualunque materia e su qualunque argomento. E fra l’altro alcuni di questi (non tutti) sono davvero di ottima qualità. La loro ulteriore proliferazione è stato uno dei pochi effetti positivi causati dalla pandemia del 2020.

 

L’effetto immagine nel marketing

“Un’immagine vale quanto mille parole”, quante volte abbiamo sentito questa frase. E nella maggior parte dei casi è un’affermazione corretta e veritiera. Basta guardare il cambiamento che ha investito i social network negli ultimi quindici anni. La parte testuale da protagonista iniziale è diventata decisamente marginale con foto, video e infografiche che la fanno da padrone mentre i canali di comunicazione “specializzati” (Instagram e TikTok oltre al già citato YouTube) aumentano i propri utenti in modo vertiginoso. In più, consideriamo il fatto che l’engagement, ovvero l’interazione delle persone con i contenuti pubblicati, è molto più alto quando sono presenti immagini e video e quindi le piattaforme fanno arrivare questi contenuti a molti più follower, sapendo che:

  • saranno più graditi
  • porteranno maggiore coinvolgimento
  • di conseguenza terranno gli utenti più a lungo sulla propria app o sul proprio sito.

Le immagini sono l’elemento più importante nelle campagne pubblicitarie dei cartelloni per strada e nelle sponsorizzazioni dei social. Ma fanno affidamento su immagini di alta qualità anche i siti di e-commerce perché aiutano gli utenti a visualizzare e a ricordare i prodotti a cui sono interessati.

Ricordiamo anche l’importanza che ha oggi il logo per un’azienda e quanto sono cambiati in questo senso gli standard negli anni. Fate una prova: cercate su Google il logo di un brand di successo e provate a ricostruirne la storia. Alcuni di questi loghi hanno avuto un’evoluzione davvero straordinaria.

Certo, esiste anche il rovescio della medaglia. Va tutto bene quando si cerca di far vedere il meglio della propria produzione, lo facciamo tutti. Se vai a cena con una persona ti vesti bene, se ti presenti a un colloquio di lavoro in mutande sei un imbecille, se pensi che un certo taglio di capelli o un certo abito ti stiano da cani li eviti come la peste.

E la stessa cosa farai quando per esempio affitterai ad altri la tua casa, no?

  • farai le pulizie prima di fare le foto
  • metterai solo gli scatti migliori
  • userai un po’ di grandangolo per le stanze piccole
  • curerai l’illuminazione
  • userai qualche filtro per renderle più carine etc.

E va tutto bene, basta non esagerare perché le foto devono comunque essere d’aiuto per fare una scelta. Non puoi presentarmi una cosa e poi darmene un’altra. Sarebbe come se io mi iscrivessi a Tinder e mettessi come profilo una foto di Jason Momoa. Non potrei lamentarmi se poi la gente si incazzasse al primo appuntamento.

Questa cosa accade negli spot, nei cartelloni e nei menu dei ristoranti, specialmente dei fast food. Mi fai vedere una cosa molto succulenta e poi il piatto vero risulta molto triste in confronto oppure le porzioni sono dimezzate rispetto a ciò che ho visto. La fregatura sta nel fatto che nel tuo cervello il piatto che resta impresso è quello idealizzato della pubblicità e non quello reale, un vero e proprio cortocircuito mentale.

Ugualmente criminale è l’uso di filtri, Photoshop e magie varie nelle cosiddette campagne “Prima e Dopo” per pubblicizzare creme di bellezza, prodotti dimagranti, unguenti miracolosi per gli addominali etc. Anche in questo caso, ti si attacca addosso la foto pesantemente modificata e il tuo cervello continua a ricordare quella.

Stesso meccanismo per le foto che confrontano il prodotto con un competitor, usare mezzucci tipo “il mio lo metto a colori e l’altro in bianco e nero” o “il mio lo metto in alta risoluzione e l’altro spixellato” sono decisamente patetici ma su molte persone hanno effetto. Vi prego. Siete più svegli di così, vero?

 

L’effetto immagine nella disinformazione

Le fake news vivono di immagini. E più sono folli e più la gente le condivide. Perché? Perché hanno una vita vuota e triste, perché vogliono sentirsi quelli che hanno fatto lo scoop, perché la condivisione di un contenuto ti fa credere di avere qualcosa di importante da dire e da comunicare agli altri, stai regalando conoscenza, stai servendo a qualcosa, sei un eroe etc.

Nessuna sorpresa quindi se vediamo gente che posta foto di scheletri giganti, animali inesistenti, pitture rupestri o geroglifici falsi, UFO, nuvole a forma di Cristo e altre follie simili. Ci saranno sempre queste idiozie, non finiranno mai anche perché non sono mai davvero iniziate. Ci sono sempre state, fanno parte dell’essere umano.

Basta aver studiato un minimo per rendersi conto che non sono altro che puttanate in libertà, segnalarle come fake news al social dove sono state condivise per proteggere le menti più deboli dalla disinformazione, bloccare l’inane che ha postato l’orrore e continuare per la propria strada.

Ma non è tutto sempre così naïf e innocuo. Esistono i deepfake che iniziano davvero a fare paura perché estremamente realistici e decisamente pericolosi. Si trovano a giro infografiche e grafici completamente falsi o modificati ad arte per far passare un messaggio sbagliato o per suggerire all’utente una lettura falsa di informazioni vere.

Ci sono i meme che, per propria natura, invogliano alla condivisione e anche alla risata che sdrammatizza e che può insinuare in modo apparentemente inoffensivo. E invece non sono inoffensivi perché sono nati per far sorridere e per usare poco testo ed è ovvio che la semplificazione eccessiva di temi complessi e delicati porterà sempre a problemi enormi.

Ci sono simboli (come, per esempio, la lettera “Q” per QAnon) che hanno ormai un significato particolare e che comunicano messaggi anche solo per il fatto di essere presenti in una foto o in un video, tanto poi ci pensano gli imbecilli a dargli un significato, a fraintendere, a inventare congetture e chiavi di lettura nascoste, note solo agli iniziati.

Poi ci sono fotografie false messe a corredo di notizie vere, ci sono fotografie vere messe accanto a notizie false e ci sono foto vere messe accanto a notizie vere ma le due cose non c’entrano una sega l’una con l’altra.

Ci sono foto di personaggi famosi ignari di essere stati accostati a virgolettati inventati relativi a teorie del complotto, guarigioni miracolose etc.

La gente pensa che l’abuso di immagini su internet sia rappresentato quasi del tutto da modifiche fatte con software di editing fotografico che invece rappresenta solo la punta dell’iceberg. Adesso poi con le app che sfruttano l’intelligenza artificiale per generare immagini ne vedremo di tutti i colori, non sarà affatto facile.

 

L’effetto immagine nella vita sentimentale

Anche nella vita amorosa l’importanza delle foto è cresciuta a dismisura negli ultimi due decenni ovvero da quando non occorre più portare i negativi a sviluppare ma, con le macchine fotografiche digitali prima e con gli smartphone dopo, ci siamo trasformati tutti in novelli Helmut Newton.

Tralascerò le ovvietà come l’importanza nella storia d’amore delle fotografie per fissare un certo momento, per ricordare un viaggio, il fidanzamento o il matrimonio o i selfie fatti insieme come va adesso di moda fra giovani e meno giovani.

A me interessano decisamente più le fregature e come si incasina il cervello. Per esempio, dato che abbiamo appena ricordato le foto del fidanzamento o del matrimonio possiamo ricordare che esistono studi che affermano l’esistenza di molti casi di coppie le cui foto perfette, scattate dal fotografo in momenti felici, sono diventate uno scomodo termine di paragone per due persone che stanno vivendo un periodo complicato. E potrebbero anche essere usate come “arma” da parte di un partner verso l’altro per accusarlo di non essere più come un tempo. Oppure di essere rimasto identico, come nel pezzo di Elio e le Storie Tese.

Oltre alle proprie memorie idealizzate, si rischia anche come abbiamo già accennato con le memorie idealizzate altrui. Ovvero i post stucchevoli, falsi e ridicoli che la gente mette sui social per far vedere a tutti che:

  • si amano
  • sono felici
  • si dicono tutto
  • fanno anche le vacanze insieme
  • vanno d’accordo
  • si stimano
  • anime gemelle
  • #solonoi

e poi si distruggono di corna, si menano, si denunciano etc.

Ma quest’ultima parte viene in genere taciuta. Però il bias dell’effetto immagine colpisce ancora e nella tua memoria rimarranno quelle immagini stucchevoli, false e ridicole che ti sono state presentate come reali.

Chiudo con un esempio un po’ diverso ma che richiama ciò che abbiamo appena ricordato.

Per fare quelle foto stucchevoli, false e ridicole è comunque richiesto un po’ di impegno. Sembra facile e immediato ma non lo è affatto, mi fanno ridere gli scemi che prendono in giro gli influencer o chi ha un canale OnlyFans dicendo che chiunque lo può fare. Non è vero, non è semplice, non è immediato. E diciamo che nel suo piccolo anche per la foto con il partner occorre tempo e dedizione. Quel tempo verrà sottratto ad altro, nel caso specifico si dedicherà più tempo alla creazione del ricordo fotografico che al ricordo stesso. E questo alla lunga può diventare un problema. Scattare la foto “perfetta” è noioso e stressante, vivete il momento invece di perdere troppo tempo a documentarlo.

Vale anche per chi passa tutto il tempo a fare video (che non riguarderà mai più e che occuperanno un casino di spazio sul telefono) ai concerti invece di goderseli.

 

 

Estratto da “L’arte delle fregature” di Lamberto Salucco

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Pubblicato "L'arte delle fregature - Prima Parte" di Lamberto Salucco - Rebus Multimedia

 

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Lamberto Salucco

(Firenze, 1972) – Sono un consulente informatico (ma laureato in Lettere Moderne), mi occupo di marketing (ma solo digitale), social media (ma non tutti), editoria (ma non cartacea), musica (ma detesto il reggae), formazione (ma non scolastica), fake news (ma non sono un giornalista), programmazione (ma solo Python), siti web (ma solo con CMS), sviluppo app (ma solo iOS e Android), bias cognitivi (ma non sono uno psicologo), intelligence informatica (ma solo OSINT), grafica 3D (ma niente CAD), grafica 2D (ma niente Illustrator), Office Automation (ma non mi piace Access).