Ammetto che quando si parla di mobile quello che mi viene in mente è tutto tranne che mobile marketing perché se penso a roba sullo smartphone penso a come ottimizzare le campagne Facebook, come ottimizzare l’esperienza di un utente sul mio sito, penso a come risultare bene su Google quando qualcuno fa una ricerca con il cellulare.
Per me, infatti, esistono alcuni punti che le persone non tengono abbastanza presente quando parlano di mobile marketing. Questo accade perché ci si concentra sempre sulle stesse cose che però non sono quelle fondamentali. O almeno non sempre. Per me mobile marketing significa anche:
- Fare attenzione che il proprio sito web sia davvero responsive, che si veda bene da smartphone, che l’usabilità sia buona, che l’esperienza del visitatore sia ottima. Significa quindi controllarlo anche con la Search Console dalla voce Usabilità su mobile.
- Pensando a un uso da mobile si potrebbero tenere presenti keyword più corte rispetto agli standard desktop e magari localizzate dal punto di vista geografico. Attenzione anche alla lunghezza degli URL nel caso in cui un utente debba digitarlo da zero (si potrebbero accorciare con uno shortener come Bitly che fornisce anche statistiche sui clic).
- Controllare che quando si sponsorizza un contenuto, per esempio su Facebook, questo risulti bene su mobile. Non tutti gli ad rendono bene su uno schermo più piccolo, in verticale etc.
- Parlando di annunci, ricordiamoci di utilizzare video perché gli utenti mobile di YouTube sono superiori alla media: siamo ben oltre il 70%.
I rischi del mobile marketing
Una cosa importante da tenere sempre a mente nel mobile marketing è che può essere prepotente. Ricordiamoci per esempio che il telefono è un oggetto estremamente privato e che quindi sta a noi fare attenzione a non diventare troppo invadenti. Poi ricordiamoci che è qualcosa che teniamo sempre a pochi centimetri di distanza (la media di tempo necessario per leggere un SMS dal suo arrivo è di 4 minuti, le mail poco di più, le notifiche push anche meno). Ricordiamoci che tutti lo tengono acceso 24 ore su 24 (viene in genere controllato ogni 6 minuti): occhio quindi agli orari, evitiamo di risultare odiosi e aggressivi. E ricordiamoci anche che uno smartphone consente transazioni finanziarie: attenzione alla sicurezza sempre e comunque.
Nelle prossime pagine voglio parlare brevemente di qualche altro aspetto del mobile marketing, metto qui una lista di argomenti in modo da non perdermi: App, QR Code, NFC, Hashtag, SMS, Bluetooth, Whatsapp Business, Augmented/Virtual Reality.
Mobile app
E iniziamo parlando di sviluppo app per mobile, sarò molto breve. Nel 2009 quando comprai il primo iPhone 3GS tutti volevano un’app per la propria azienda. E infatti iniziai a creare app sia per iOS sia per Android, devo ammettere con grande divertimento e diverse soddisfazioni. Ma il mondo cambia e oggi probabilmente sconsiglierei una cosa simile a meno che non si tratti di un esercizio commerciale che potrebbe davvero ottenere un ritorno da qualche parte.
Certamente esistono vantaggi che ti fanno pensare se sia il caso di affidare a un professionista lo sviluppo di un’app per la tua azienda. Fra questi:
- Aumentare i clienti: se l’app è progettata bene può migliorare l’esperienza di interazione con l’azienda e magari offrire funzionalità aggiuntive come prenotazioni, prodotti esclusivi etc.
- Sfruttare le notifiche push: la tua app può essere usata per inviare ai clienti notifiche con contenuti informativi o che possono ricordare scadenze, offerte, aggiornamenti.
- Assistenza clienti: il cliente che vuole rivolgere una domanda o che ha un problema potrebbe trovare nell’app il modo perfetto per interagire con l’assistenza clienti della tua azienda e sentirsi più tutelato e sicuro.
- Si può prevedere l’inserimento di pubblicità all’interno della propria app gratuita per monetizzare con gli annunci. È anche possibile guadagnare direttamente dall’app magari mettendola in vendita sugli store o fornendo funzionalità aggiuntive tramite il sistema delle cosiddette in-app purchase.
Ricordatevi comunque che il gioco deve valere la candela. Sviluppare un’app a modo costa, pensaci bene prima di buttare via tempo e soldi.
QR Code – 1/3
Passiamo al QR (Quick Response) Code. È nato nel 1994 per il tracciamento dei ricambi Toyota e probabilmente dovrà lasciare il campo a tecnologie più versatili come il Near Field Communication (NFC) che consente di scambiare informazioni e contenuto tra dispositivi, permette il pagamento in esercizi abilitati e l’impostazione di settaggi tramite piccoli chip programmabili (NFC Tags). A sua volta l’NFC sarà insidiato da Augmented Reality, Google Glasses e altre diavolerie che verranno fuori sempre più rapidamente.
Statisticamente i QR erano utilizzati più da maschi tra i 18 e i 34 con cellulare Android per coupon da riviste ma dalla pandemia è cambiato tutto: i QR si usavano molto meno, poi col Green Pass e i menu dei ristoranti sono tornati in auge.
Il QR è generabile gratuitamente online (per esempio) e negli anni è stato usato da molte aziende per il digital marketing. Qualche esempio: Tesco in Sud Corea per ordinare nella metro cibi che vengono consegnati a casa durante il viaggio di rientro.
Una banca statunitense offre in aeroporto e-book con classici gratuiti da scaricare e leggere in aereo. Il museo nazionale scozzese li usa per fornire informazioni audio ai visitatori. Il McDrive li mette alla cassa per sconti su alcuni prodotti di lancio. Un ristorante li ha usati per chiedere se il servizio era stato soddisfacente: un QR per feedback positivo e uno per quello negativo. Audi per il video del centenario, AXA per uno spot interattivo, Calvin Klein realizzò un 6×3 a Los Angeles per visualizzare lo spot senza censure. E potrei andare avanti.
QR Code – 2/3
Ma gli utilizzi possibili sono davvero molti: possono essere stampati sul biglietto da visita, gli agenti immobiliari possono metterli davanti agli appartamenti in vendita o in affitto in modo che siano “visitabili” in qualunque momento, possono essere stampati sugli scontrini per avere diritto a un’offerta speciale, in una presentazione possono essere inseriti nell’ultima slide per accedere alla bibliografia, ai contatti, alle dispense, agli approfondimenti. Nei vivai vengono messi sui vasi delle piante così il cliente può visualizzare consigli e informazioni su ciò che ha acquistato quando è a casa. Una marca di valigie consiglia di metterlo nel cartellino al posto del proprio nome, con un link a una pagina Facebook o al proprio sito. In un negozio, inserito nell’etichetta del prezzo, può fornire più informazioni sul prodotto (ed è utile sia per il cliente sia per il commesso).
I QR possono contenere diversi tipi di dati: testo (oltre 4000 caratteri), URL, indirizzi email, coordinate su maps. Ovviamente questo porta anche a una certa preoccupazione per la sicurezza dell’utente dato che l’URL di destinazione potrebbe portare ovunque, magari all’installazione di un software che potrebbe essere malevolo: Symantec lo ritiene un ottimo veicolo di virus e phishing.
QR Code – 3/3
Aggiungo alcune accortezze, più o meno importanti, nel consueto ordine casuale:
- I QR dovrebbero essere posizionati dopo il contenuto da approfondire e non prima: serve molto spesso (per non dire sempre) per ottenere informazioni aggiuntive; quindi, in genere prima leggo qualcosa e poi approfondisco.
- Bisognerebbe evitare di stamparlo o attaccarlo su superfici curve perché non facilitano la lettura del QR Code e qualche volta possono renderla impossibile.
- Se il QR Code porta a un sito web, dovrebbe condurre il visitatore direttamente alla pagina corretta, specifica e non alla homepage. Controllare anche che sia la versione della pagina ottimizzata per smartphone: i QR si leggono da cellulare.
- Se il QR viene messo sul pavimento (per esempio su un marciapiede) occorre verificare che sia facilmente inquadrabile con un telefono da una persona di media altezza. Non potete nemmeno piazzarlo a quattro metri da terra e pensare che un essere umano normale possa usarlo correttamente.
- Non deve essere stampato su superfici trasparenti o riflettenti
- Evitate link rotti! Esistono anche i Dynamic QR codes che consentono di modificare il link cui punta il QR senza doverlo stampare di nuovo.
- Evitate di metterlo su mezzi in movimento come furgoni, camion etc.
NFC – Near Field Communication
E dopo i QR Code passiamo a NFC. Il Near Field Communication è una tecnologia di comunicazione senza fili, a corto raggio, che permette ai dispositivi di scambiarsi informazioni quando vengono messi vicini l’un l’altro. Viene usato per i pagamenti con gli smartphone ma ha anche applicazioni in ambito di mobile marketing. Eccone alcuni esempi:
- Usare NFC per registrare i punti accumulati dai clienti e per consentire loro di utilizzare tali punti per acquisti futuri.
- Si possono creare etichette NFC adesive da attaccare sui prodotti in negozio per fornire informazioni supplementari (ingredienti, consigli, istruzioni per l’uso). Le etichette possono anche far visualizzare un video o un’immagine interattiva sul proprio dispositivo.
- NFC per la raccolta di dati. Per esempio, utilizzare NFC per raccogliere informazioni sui clienti che visitano il negozio: frequenza delle visite, prodotti preferiti etc.
- NFC per sconti e offerte promozionali. Un’azienda può utilizzare NFC per inviare un codice sconto o un’offerta speciale ai clienti che avvicinano il proprio smartphone a un’etichetta NFC in negozio.
Hashtag
Facciamo ora qualche riflessione sugli hashtag dato che tutti ne parlano ma che nessuno li usa a modo. Tanto per iniziare: gli hashtag non c’entrano nulla con i tag perché taggare una persona o una Pagina sui social significa citarla e in più esistono anche i tag interni di WordPress ma di quelli parleremo nel capitolo su Yoast.
Comunque, gli hashtag sono un’altra cosa e dovreste usarli bene. Vediamo qualche consiglio pratico:
- Utilizzateli solo ed esclusivamente se pensate che siano davvero utili in quel contesto. Usarne di non coerenti può creare confusione ed essere fuorviante per l’utente.
- Dovrebbero incentivare l’interazione degli utenti e agevolare la ricerca di determinati contenuti.
- Se in un post ne avete già messi un paio, forse è il caso di fermarsi. Usarne troppi può rendere meno credibile il contenuto e potrebbe inoltre abbassare l’efficacia degli hashtag stessi.
- Solo l’argomento principale del testo dovrebbe diventare un hashtag.
- Usare gli hashtag in modo ironico non è assolutamente sbagliato.
- Se un hashtag è composto da più di una parola si scrivono attaccate, magari con le iniziali maiuscole o al limite separandole con l’underscore. Per esempio: #GretaThunberg è secondo me meglio di #Greta #Thunberg.
- Cercate gli hashtag popolari e, se lo ritenete, cavalcate l’onda. Qualora invece voleste creare un nuovo hashtag a fine pubblicitario, iniziate con il piede giusto: cercatelo ovunque e verificate che non esista già o quanto e come viene già utilizzato. E poi usatelo in modo intelligente, coerente, continuo nei vostri post.
- Generalmente gli hashtag brevi hanno più successo di quelli lunghi ma non esiste alcuna regola.
- Monitorate continuamente gli hashtag per voi interessanti e studiate il modo in cui le altre aziende si inseriscono nei flussi di post.
SMS
Anche se nel 2023 sembra stupido parlarne, è giusto tenere presente fra gli strumenti a disposizione anche gli SMS: sono meno “morti” di quanto si possa pensare. La popolazione mondiale (e in particolare quella italiana) sta invecchiando con una rapidità allucinante; quindi, è ancora pieno di utenti con vecchi cellulari che non sono smartphone o con smartphone che vengono da loro usati come se fossero vecchi cellulari.
Per fare qualche esempio, si usano ancora i “vecchi” SMS per:
- Inviare messaggi di benvenuto ai nuovi clienti, per ringraziare i clienti fedeli o per recuperare i clienti inattivi.
- Confermare ordini o prenotazioni.
- Inviare promemoria su appuntamenti o scadenze.
- Gestire la 2FA
- Inviare notifiche su eventi o novità.
- Inviare promozioni e sconti esclusivi.
- Invitare i clienti a partecipare a sondaggi o concorsi.
Mi raccomando: chiedete sempre il permesso prima di usare il numero per informazioni commerciali, non esagerate con i messaggi e ricordatevi di monitorare i risultati (conversioni, opt-out etc.).
Bluetooth
Anche il Bluetooth è una tecnologia (come i QR Code) che sembrava quasi defunta finché la pandemia non l’ha miracolosamente tirata fuori dal sarcofago. E, come gli altri strumenti, può essere utilizzata per il mobile marketing, magari tramite un beacon (“faro” in italiano) ovvero un dispositivo Bluetooth che può inviare messaggi o offerte agli smartphone o tablet degli utenti.
Ecco qualche semplice esempio di tecniche comuni:
- Connessione automatica: invitare gli utenti a collegarsi a una rete tramite Bluetooth per ricevere informazioni o offerte. Sephora ha inviato così promozioni e consigli di bellezza ai clienti mentre erano nel negozio.
- Pagamenti con Bluetooth: si possono usare i dispositivi mobile per effettuare pagamenti col Bluetooth.
- Giochi e concorsi: si può utilizzare il Bluetooth per far giocare a giochi o concorsi che coinvolgano gli utenti vicini a un punto vendita o a un certo evento. Coca-Cola ha attivato giochi interattivi e offerto sconti ai clienti vicino ai distributori automatici.
- Starbucks e McDonald’s hanno in passato inviato offerte alle persone vicine ai punti vendita.
Ricordati che il proximity marketing non significa rompere le scatole alla gente: la procedura migliore prevede di inviare una richiesta di consenso a chi si trova entro 100 metri dal beacon. Solo se la risposta è affermativa si invia l’ad, l’offerta etc.
WhatsApp Business
Passiamo a WhatsApp Business che in pratica è una versione di WhatsApp fatta apposta per le aziende. Si può usare in diversi modi per il mobile marketing, eccone alcuni:
- Supporto clienti: i professionisti, i negozi e le aziende in generale possono fornire supporto ai propri clienti in tempo reale sia rispondendo a voce alle domande sia risolvendo i problemi con messaggi di testo.
- Promozioni e offerte: si possono inviare codici di sconto o informazioni su eventi o prodotti tramite WhatsApp Business.
- Comunicazioni personalizzate: si può usare per personalizzare i messaggi in base alle preferenze o agli acquisti precedenti del singolo cliente.
- Marketing automatizzato: si può fare in modo che vengano inviati messaggi se accade una certa cosa come un acquisto o l’iscrizione a un certo servizio.
- Chatbot: si può automatizzare anche creando un chatbot che risponda alle FAQ dei clienti e che fornisca informazioni sui prodotti o che chieda il feedback per poter migliorare i servizi erogati.
- Comunicazioni di gruppo: si possono creare gruppi di chat per condividere informazioni o per creare una comunità di clienti fedeli.
Come già detto per gli SMS, anche qui mi raccomando di chiedere il permesso di usare il numero per finalità commerciali, di non esagerare con il numero di messaggi inviati e di monitorare sempre i risultati sia in termini di conversioni sia di opt-out.
AR/VR
Per concludere facciamo qualche ragionamento su realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) dato che entrambe possono essere utilizzate per creare esperienze coinvolgenti e interattive per i clienti. Gli esempi possono essere davvero tanti, vediamone alcuni per farci almeno un’idea di massima (da adesso abbrevio con AR/VR per far prima):
- Prodotto in azione e prova virtuale: le aziende possono usare la AR/VR per mostrare ai clienti come un prodotto funziona o come appare in un determinato ambiente, senza la necessità di acquistarlo o di vederlo dal vivo. Si può anche provare un prodotto in modo virtuale prima di acquistarlo. Per esempio: un orologio, un’auto, un appartamento, un paio di occhiali.
- Personalizzazione dei prodotti: le aziende possono utilizzare la AR/VR per consentire ai clienti di personalizzare i prodotti. Ad esempio, scegliendo i colori e le dimensioni di un prodotto prima di acquistarlo.
- Formazione e istruzione: le aziende possono utilizzare la realtà virtuale per fornire formazione e istruzioni sui propri prodotti o servizi, in modo che i clienti possano imparare a utilizzarli in modo efficace.
- Esperienze immersive: si può utilizzare la AR/VR per creare esperienze immersive come giochi o avventure finalizzati a intrattenere i clienti o a promuovere i propri prodotti.
- Eventi virtuali: la realtà virtuale può servire per creare eventi virtuali come lanci di prodotto o conferenze, in modo che i clienti possano partecipare da remoto.
- Realtà aumentata in negozio: le aziende possono usare la AR/VR per creare esperienze di negozio virtuale, per esempio consentendo ai clienti di navigare in un negozio 3D e di acquistare i prodotti direttamente dal proprio smartphone.
- Showroom virtuali: usare la VR per creare showroom virtuali. Si potrebbero mostrare i prodotti in un ambiente 3D per consentire ai clienti di vederli in modo più dettagliato.
- Mappe interattive: le aziende possono utilizzare la realtà aumentata per creare mappe interattive, magari mostrando i negozi più vicini o i percorsi verso un determinato luogo.
Per utilizzare la realtà aumentata nel mobile marketing, le aziende possono usare piattaforme di sviluppo software oppure utilizzare app di terze parti per creare contenuti AR. Inoltre, alcuni dispositivi come Oculus supportano la realtà virtuale e possono essere usati per visualizzare contenuti VR.
Concludendo
Ci sarebbe ancora da parlare su parecchi argomenti come mobile video marketing (cioè l’utilizzo di video per promuovere prodotti o servizi specificamente sui dispositivi mobili), mobile email marketing (l’invio di email ai clienti sui loro dispositivi mobili per promozione), social media mobile marketing (l’uso dei social per interagire coi clienti sui dispositivi mobili), mobile search marketing (l’utilizzo dei motori di ricerca per raggiungere i clienti sui loro dispositivi mobili), mobile affiliate marketing (programmi di affiliazione per promuovere sui dispositivi mobili) etc.
Preferisco fermarmi qui. Le cose importanti le ho dette, spero.
Tratto da “Prontuario semiserio di Digital Marketing” di Lamberto Salucco
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