I L.E.S. intervistati?
Ma dai… Da Novamuzique:
LES: Il Progressive Quotidiano di Antz
A volte, guardandosi intorno e cercando nuovi stimoli, si scoprono spesso realtà che, per il mercato musicale, più che essere underground, quasi non esistono.
A queste appartiene quella schiera di musicisti che nella vita, essendo impiegati, operai, agenti di commercio, dentisti o ingegneri per necessità vitali, esprimono la propria creatività in ritagli di tempo per soddisfare pulsioni più profonde.
“Nova Muzique” vi offre una breve intervista ad un “giovane” gruppo progressive rock di Firenze, i L.E.S. (Fabio Lazzeri, Michele Ermini, Lamberto Salucco), una “home band made” che, forse, i sogni da rocker li ha risposti nel cassetto… Nonostante i L.E.S. non amino il termine “indipendente”, con “La mia immagine“, il loro ultimo lavoro, oltre che ad autoprodursi un prodotto ben confezionato, hanno realizzato un lavoro maturo e, a tratti, molto interessante…
– Cominciamo con una breve biografia del gruppo.
– Ci siamo formati nel 1999, e abbiamo cercato di mettere a frutto l’esperienza decennale dei nostri trascorsi, per dar vita ad un progetto musicale che coniuga il rock (Dream Theater, Iron Maiden, Pink Floyd) con l’ambient (Brian Eno, Vangelis) e la soft dance elettronica (Jean Michel Jarre, Enigma, Massive Attack). Forti influenze soundtrack sono ampiamente riconoscibili nel nostro precedente lavoro “Scene” che si presenta come un viaggio diviso in parti attraverso la mente ed il sentimento e che termina con una composizione nella quale il gruppo si avvicina alle atmosfere tipiche della colonna sonora e della sonorizzazione horror.
– Un vostro punto di vista sulla scena musicale italiana (indipendente) attuale. Esistono secondo voi percorsi alternativi per gruppi indipendenti ormai travolti da un mercato musicale sempre più piatto e omologato?
– Il panorama indipendente è povero di idee, in quanto la ricerca di nuove dimensioni non collima con gusto e preparazione musicale. L’inutilità di quella che, solo per convenzione, chiameremo “musica ricercata” (e che in realtà altro non è che un ripetersi di stereotipi ritenuti culturalmente validi solo perché figli di un’ideologia evanescente priva di contenuti, in quanto priva di esperienze vissute che forgino un senso compiuto) [sic!!!] è ormai, secondo noi, lapalissiana.
– Quali sono i rischi che si corrono cantando rock in italiano? A mio avviso i vostri testi hanno un senso prettamente estetico. Vi interessa più raccontare mondi interiori. Perché questa scelta?
– Se l’alternativa al cantare rock in italiano consiste nell’emettere suoni che alla lontana tentano di richiamare un inglese che per bontà definiremo liceale e costituito da un lessico di circa 27 parole (aggettivi e articoli compresi), preferiamo correre il rischio di far sentire i nostri difetti di pronuncia fiorentini. La nostra lingua non difetta certo in musicalità, e niente ha da invidiare all’inglese.
Pensiamo che la scelta di cantare in un’altra lingua adottata da molti gruppi sia un semplice espediente per far sembrare più importante ciò che non lo è. Cosa intendi per “estetico”? Tante filosofie hanno cercato di dare un senso a tale concetto… Non intendiamo saperlo noi, cerchiamo solo di esprimere ciò che, attraverso una vita normalmente vissuta si accumula in una tensione che chiede solo di essere espressa. Un flusso continuo su cui si può riflettere, fregarsene, rimanere estasiati o semplicemente avvertire il nulla.
– L’elemento “synth” è molto presente nel vostro disco. Vista l’evidente propensione verso un certo progressive rock mi chiedevo se fosse una scelta pratica o una scelta “poetica”.
– Beh…, il synth è da sempre molto presente nel progressive.
– A chi legge interessa di sicuro conoscere le vostre influenze.
– Considerando anche il nostro precedente lavoro le influenze maggiori vengono, oltre che dai gruppi prima citati, da King Crimson, PFM, Mike Oldfield e Michael Edges.
– E’ possibile trovarvi on line?
– www.lesonline.net (il vecchio indirizzo web N.d.R.)
– Quanto ci credete nel vostro progetto musicale. Vi siete prefissi degli obbiettivi?
– Niente obiettivi. Vista l’età avanzata oramai non impareremo più a suonare… Suoniamo per fare la musica che ci piace.
– Novamuzique si occupa di rock indipendente. Quanto è importante affermare la propria indipendenza?
– Affermare la propria indipendenza è secondario. Molto più importante è affermare se stessi. [mumble rumble! n.d.a.]
– Viviamo in un periodo di “smarrimento” generazionale, gli ideali sono spudoratamente quantificabili in denaro, ogni fenomeno culturale è minato dal di dentro per la presenza dei mass media, il sociale si sta lentamente mutando in una realtà orwelliana e avere una opinione diversa da quella istituzionale può spesso essere pericoloso. Mi interesserebbe conoscere un vostro punto di vista sul mondo in cui siete costretti a vivere. E’ sufficiente “evadere” o bisogna cercare dei mezzi per lottare?… (Potete anche rispondere che sono un pazzo visionario e che è tutto bello e che va bene cosi!)
– Non siamo smarriti, viviamo in un contesto storico come tanti altri in passato. Siamo nella normalità. Una normalità convenzionalmente accettata da tante persone. Ed è in essa che si cambia, non necessariamente nello scontro. Per concludere… un paio di considerazioni sul nostro cd, pensato, composto, editato, registrato e masterizzato in una camera da letto 4×2… se nella recensione ci “stroncate” non fatelo per questioni tecniche 🙂
Postfazione all’intervista: … vorrei aggiungere due parole. La normalità convenzionalmente accettata da tante persone penso che rappresenti il punto cardine di una esistenza passiva. Se per i L.E.S. va tutto bene, figuriamoci per Novamuzique a cui continuano a girare a raffica (e non credo che sia solo colpa del rock’n’roll che ci ha infestato le vene e che, come tarantolati, ci impedisce di restare fermi anche per un solo secondo). Comunque basta aprire un qualsiasi quotidiano, parlare con la gente per strada, scendere in piazza e ritrovarsi con milioni di persone per capire che qualcosa non torna. No, cazzo, per niente! E poi, se questa è la normalità… ci sta logorando!
Ma è sempre la stessa storia: “E’ la storia di una società che precipita e mentre sta precipitando si ripete: fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene… il problema non è la caduta ma l’atterraggio”. (da L’ODIO di M.Kassowitz)
Ringraziamo Novamuzique per l’intervista…
Ma la postfazione, riletta dopo anni, è veramente ridicola sia per la forma sia per i contenuti.