Essendo padre di due splendide creature mi è capitato molto spesso, direi quasi quotidianamente, di portare i bambini ai giardini per farli giocare, svagare, sfogare… Perchè i giardini sono il loro Eden. Ho notato purtroppo che nella maggior parte dei casi i ruoli si invertono e sembra che siano i bambini a portare papà o mamma a svagarsi.
Il genitore del 2012 è differente dal genitore di 40 anni fa, sia perchè la società è cambiata, sia perchè i bambini stessi sono diversi. Ma anche perché la situazione odierna porta a dover compiere scelte che spesso lasciano poco spazio da dedicare a casa e famiglia; questo porta a vivere freneticamente gli attimi che separano l’uscita dal luogo di lavoro con l’orario della cena.
Il genitore si sente quindi in dovere di prendersi un po’ di relax; è stressato dalla marcia quotidiana e lo fa portando i figli al parco.
A questo punto le loro strade si dividono: da un lato il pargolo che si sente libero di scorrazzare a più non posso (come è giusto che sia), dall’altro il genitore che per scaricare la tensione accumulata ha l’impellente necessità di socializzare con altri genitori cercando, in molti casi, conforto alla propria situazione con la consapevolezza di non essere solo; ed in effetti molti altri nelle sue condizioni ci sono, forse troppi,
Il genitore odierno (papà o mamma) si sente in diritto di definirsi “stressato” dalla vita quotidiana con i suoi mille impegni e gli orari da rispettare. E poi ci sono le cene da preparare, la casa da pulire, i bambini da portare a calcio, danza, lezioni di pianoforte, violino, in piscina, a ripetizione, dall’amico, al compleanno… Il genitore è stressato.
Il momento dei giardini assume quindi i connotati di un piccolo ritaglio di Paradiso all’interno di una giornata sicuramente andata male, una giornata da dimenticare (come tutte le precedenti e, siate sicuri, delle seguenti); una giornata in cui si è alzato la mattina presto, si è preparato facendo colazione e si è recato a lavoro.
Giustamente, alle 16/17 del pomeriggio il papà o la mamma del caso ha la necessità impellente che il figlio vada ai giardini a giocare a pallone insieme a Caronte, Minosse, Bellerofonte e Chimera: lì troverà i suoi amici… il genitore intendo.
Il problema è che tanto per cominciare mi sta sulle balle già questa situazione. Ognuno è però libero di trovare il giovamento di cui necessita nelle situazioni più disparate; in seconda istanza non sopporto il lasciare i propri figli in balia di loro stessi. Magari mentre molto animatamente si ciarla con un altro essere umano. Ovviamente nelle stesse condizioni di stressato con la giornata rovinata (come la precedente e sicuramente la seguente).
Io VOGLIO che ciascuno stia dietro a suo figlio; non voglio che la signora delle giostre sia costretta a girare come una matta cercando i genitori del pargolo che si è piazzato sui giochi senza biglietto.
Voglio che un bambino violento venga rimproverato dal padre/madre senza che il mio sia costretto a rendere pan per focaccia per istinto di sopravvivenza.
Poi all’interno di questo folto gruppo di persone esiste un sottoinsieme che porta il figlio al giardino sprovvisto di tutto. Niente pattini, skateboard, pallone, bicicletta, giochini vari, macchinine, robot, aquilone, monopattino… Niente.
“Tanto troverai i tuoi amici, giochi con loro” che tradotto dalla loro lingua alla mia vuol dire “giochi con i suoi”. Se la cosa fosse fatta tra bambini mi starebbe anche bene, ma mi urta particolarmente vedere che una mamma guarda suo figlio venirsi a prendere un gioco del mio per poi prenderlo per mano ed andare dalla parte opposta del parco… Oppure pretendere che mio figlio voglia giocare con il proprio pallone con altri bambini e che, in caso non abbia voglia, lasci il pallone a loro…
La situazione al limite della parolaccia l’ho vissuta circa un anno fa; avevo portato mio figlio al giardino con il passeggino sotto al quale, nella rete da trasporto, aveva riposto una serie di giochi.
Mentre eravamo allo scivolo passano vicino al passeggino un altro padre con il figlio il quale indica i giochi sotto al nostro passeggino; il padre cosa potrà aver fatto se non invitare il figlio a servirsi come si trattasse di una pesca pubblica?
E il tutto senza preoccuparsi di cercarne il proprietario per chiedere il permesso.
Avvicinandomi feci presente che avrebbero potuto chiedere. Ero praticamente solo in quella zona del giardino. Mi fu risposto “Non volevamo mica rubarli, che modi…”; la mia risposta fu che non stavo dando loro del ladro ma del maleducato.
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