Composto e registrato tra il Maggio 2002 e Dicembre 2003 “La mia immagine” rappresenta un cambio di rotta rispetto al precedente “Scene“: i pezzi non sono più legati tra loro, sono canzoni dotate di una propria struttura. Veri protagonisti di questo album non sono più atmosfera e suggestione bensì la musica e i testi.
01 – Intro
Testo: Strumentale
Dettagli: La prima traccia di questo album e’ un’introduzione interamente strumentale che si lega al pezzo successivo “Danza”. Contrariamente al precedente album queste sono gli unici due brani uniti di tutto l’album. Il tema principale presente nella seconda parte (a partire da 02:34) era stato scritto due anni prima durante la composizione di “Scene”.
02 – Danza
Testo: M’immaginavo di essere d’aria volo leggero senza costringermi Mentre danzavo fuori dal dentro caracollavo senza più limiti Volteggiando dentro l’anima Volteggiando dentro me Non c’è distanza tra corpo e mente unica danza libera e docile L’idea fuorviante di un mondo assente portano altrove quello che è già qua Volteggiando dentro l’anima Volteggiando dentro me
Dettagli: Primo brano cantato dell’album “Danza” e’ un vero e proprio inno all’indefinito e all’etereicità. E’ fortemente presente il richiamo alle sezioni ritmiche dei Dream Theater che con la loro complessità creano un’atmosfera molto particolare nonostante il metro principale resti sempre 4/4.
03 – Esaustiva esistenza
Testo: Incontrollabile follia ancora tua, ancora mia Perdenti sensi alle manie cambiando in disarmonia Certo lo sai, ricordi quei momenti tornando ai turbamenti d’ipotesi infinite Certo non hai appiglio ai tanti scontri D’intense vibrazioni al senso di realtà Io non so perdere, io non so vincere io posso vivere, io posso esistere Io vorrei stringerti e sentire il mio contatto nel calore di un abbraccio vero io potrei estinguermi disarmato dal creare un sentiero di parole nuove devo convincere quell’immagine allo specchio come chiusa in un cassetto che Che sono ancora qua inconcludente sconsacrato alla vostra dignità
Dettagli: Composto nel 2001 questo brano dall’identità fortemente prog-metal avrebbe dovuto essere incluso in “Scene” del 2002 ma fu escluso per motivi di spazio. E’ diviso in parti distinte: la prima è la canzone vera e propria dall’inizio a 03:14; la seconda, con atmosfere più funky, fino a 05:13; la terza, brevissima, è un giro di tastiera che chiude il pezzo lasciando una sensazione di non conclusione.
Spartito – Esaustiva Esistenza
04 – Un senso fedele
Testo: Ora che sai schivare ogni silenzio in quello che fai ad ogni idea da porre al centro stesso di quello che sei no, io non resisto più a concentrare la forza che ho scelgo di vivere quello che ho e non c’e’ alternativa scelgo di essere quello che so nella mia prospettiva Darmi le risposte dentro me senza un’assoluta certezza che smembra ogni modesta identità perde ogni senso di realtà Se fosse poi il niente portando in me il dolore scelgo di vivere quello che ho evadendo il domani Scelgo di essere quello che so con certezze mai uguali Darmi le risposte dentro me senza un’assoluta certezza che smembra ogni modesta identità perde ogni senso di realtà
Dettagli: In questo brano, che in origine si chiamava “Tema 1” e che ha una spiccata connotazione rock/noir, sono predominanti il tema di moog e la batteria di Fabio Lazzeri che qui, come nella strofa di “Danza” o in “La mia immagine”, raggiunge uno dei propri momenti migliori. In un punto del brano (03:14) e’ riconoscibile una citazione da “Take the time”, terza traccia dell’album “Images And Words” dei Dream Theater (1992).
05 – Ripetitiva solitudine
Testo: Dentro a un vuoto a perdere svuotato dagli istinti miei mi sorreggo ai miei perché pensando che sia vivere creando un mondo che non sia più come lo sognai come immaginai per non perdere la speranza l’esistenza Guardando in fondo a ciò che ho non mi sorprendo se non so pensare oltre a quel che è è stato inutile Come tu sai io non sopporto più la tua invadenza come lo sai che non ho avuto mai l’intraprendenza Nel mistero che c’è in me si afferma un senso inutile e sprofondo insieme a chi parlando non si ascolta più Cercando quel conforto che no non è lì con te al buio cerchi ma ma non perdi mai la speranza l’esistenza Come desertiche solitudini Solitudine
Dettagli: Questo brano è una disperata apologia della solitudine e dell’introspezione. Particolarmente forte è il contrasto tra il contesto musicale (a tratti quasi gioioso e spensierato) e i testi che non lasciano troppo spazio alla speranza. Contiene alcune delle migliori parti di chitarra non distorta dei L.E.S. La parte di batteria (01:24 e 03:01) cita “Wasted Years”, secondo brano di “Somewhere In Time” degli Iron Maiden (1986).
Spartito – Ripetitiva Solitudine
06 – Vito
Testo: Strumentale
Dettagli: Brano interamente strumentale scritto nella versione originale da Vito Magni (da cui il nome) e da Fabio Leocata nel 1996 è basato sull’intreccio di due linee di chitarra suonate su un metro di 7/8.
07 – La mia immagine
Testo: Ho atteso a lungo di potermi escludere dalla pazzia da quell’assurda sinfonia che detonava dentro me e che insistente io non ho, nel deprimente scorrere cercando di comprendere quell’ideale fantasia di un’ assoluta verità che lentamente scivola via Adesso non confondo più la voglia dall’idea che ho per questo mi accontenterò perché sono imperfetto e lo so e mi rimane ciò che ho Io no, non voglio un perché non so che farmene Ho le mie emozioni Io so che in fondo non c’è un’altra immagine se non quella che ho E poi non ci resta che vivere come se non ci fosse più quell’idea che vuoi da me Adesso non confondo più la voglia dall’idea che ho per questo mi accontenterò perché sono imperfetto e lo so e mi rimane ciò che ho
Dettagli: E’ la title track dell’album e uno dei brani più rappresentativi specialmente per l’alto contenuto estetico/introspettivo del testo che abbraccia tematiche come la vita, l’anima e l’amore. Da 05:18 è stata inserita una strana sezione in accelerazione che chiude il brano. Una parte del tema di chitarra (03:44) verrà ripreso nella title track strumentale del terzo disco dei L.E.S. “Metempsicosis” (attualmente ancora in lavorazione) insieme al tema di “XX°” contenuto in “Scene” (2002).
08 – Educato a distruggermi
Testo: Eccomi son qua pronto a dar la vita questo è quel che so non ho via d’uscita Nello specchio i miei perché e non sono poi un granché affrontare la follia per eterna fedeltà per la mia coscienza che perde l’innocenza Non sono sicuro che Io solo e inutile pedina degli dei davanti agli occhi miei capisco ora che Risposte ai miei perché io non ne ho date altri le hanno date per me e scoppio a piangere per ciò che perdo per ciò che non ho avuto mai Il vestito stringe un po’ non se ne accorgeranno mai entro dentro a quel caffè e mi lascio piano piano esplodere Con vigliaccheria mi lancio e poi di colpo mi addormento tutto il sangue che già si spande uguale al mio che si perde Io non volevo essere qua ma tra le braccia di chi mi ama e non sa cercando la mia dignità ho perso tutto e non ci rivedremo mai
Dettagli: Questo brano, eccetto per la musicalità e l’intro/outro ambient che richiamano atmosfere del precedente album, si distacca dalla produzione tipica dei L.E.S. E’ un inno alla non violenza e parla di un fanatico religioso che si fa esplodere un un locale pubblico provocando una strage. E’ scritto in prima persona, dal punto di vista di chi è stato plagiato e ingannato trovandosi poi praticamente costretto a compiere un atto tremendo e a perdere la propria vita.
09 – Nella tua mano
Testo: Nel desiderio che nel vuoto del mio vivere si muove ancora l’incomprensibile viaggio dentro un’emozione lasciarsi andare io per mano seguo te senza parlare ma seguendoti senza nascondermi vibrando insieme a te confuso da mille incertezze che si perdono ora io per mano seguo te senza parlare Non so se tu, se tu ci sei Abbracciando lentamente il caldo tuo sfuggente temendo il tuo distacco e invece no Ti trovo qui presente ti guardo e penso in fondo sei sempre splendida per come sei e per mano seguo te cominciando a sognare Liberandomi dai miei perché ancora io ti vorrei, ti vorrei dire che scordando le lacrime dirti che non ti voglio perdere Ancora no, ancora no non mi chiedere il perché Io non lo so, io non lo so
Dettagli: Questo brano, scritto nel Giugno 2002, è uno dei pochi esempi di vera e propria canzone d’amore dei L.E.S. insieme alla successiva “Un’altra notte”. Il sognante tema di chitarra del ritornello, che sposa perfettamente la calda vocalità di Michele Ermini, era stato scritto alla fine degli anni ’90 da Fabio Leocata e Lamberto Salucco.
10 – Un’altra notte
Testo: E se tu cercherai di me in un vuoto che colmerai pronto per dir parole che non avrei detto mai Oggi che sono qui con te ogni immagine prende un senso dirti che sono qui per te sarò sempre pronto ed attento A volte penso che tutto ciò che ho avuto non è così tanto ma quando guardo negli occhi tuoi io mi sorprendo per me e per te Dentro te, dentro me in un attimo l’immenso Per me, per te Dentro te, dentro me in un attimo l’immenso
Dettagli: Questa canzone d’amore è stata scritta interamente da Michele Ermini che per la prima volta oltre ai testi ha composto parte della musica. E’ connotata da un’interessante batteria industrial e da un ritornello sorprendentemente orchestrale. Nonostante non fosse certamente il brano più complesso dell’album è stato però quello che è stato chiuso per ultimo a causa di divergenze sull’arrangiamento.
11 – Percorsi
Testo: Scorrevo lento i ricordi miei, passavo ore a guardare le lunghe strade percorse che non sono più da esplorare in fondo al cielo non c’è più la nitida impressione di un orizzonte o limite che non sia da cambiare Pensavo al tempo dove si spera io non ho chiesto mai più niente di così ho mani e cuore per saltare da uno sbaglio in cerca di poesia romantica allegria senza sostare mai Io non ho chiesto mai più niente di così ho mani e cuore per saltare da uno sbaglio in cerca di poesia, romantica allegria senza sostare mai
Dettagli: Brano riflessivo e permeato da una vena malinconica che comunica però, grazie all’energia che trasmette, la volontà di riscatto nei confronti delle difficoltà rappresentate anche da parti di chitarra, tastiera e batteria di non semplice esecuzione. E’ la vera traccia finale dell’album visto che “Vecchio re” rappresenta per una serie di motivi un mondo a sé stante.
12 – Vecchio re
Testo: Sarai Thane: questa è la profezia Sarai re ma senza dinastia Scaccia via quell’antica amicizia che incatena la tua anima Al vecchio re di Scozia Si risveglia come un fuoco l’ambizione nasce in te l’inebriante sensazione è la voglia di potere che ti porterà ad inaridire il latte dell’umana bontà Dimmi vecchio re se già conosci il tuo destino E’ per questo che io sono sempre a te vicino Guardo lei, è qui, l’ho accompagnata fino da te L’ombra della dama nera che ti porta via con sé Già sei re Guarda le tue mani sono sporche di rimorso però è così diverso essere un re cerchi di pulirle ma sai che sarà lo stesso che nel suo animo ha già perso è stato inutile ti guardi dentro ormai è tardi per capire il gioco raggiungere una falsa luce se alla fine la tua anima e ti sei fatto bruciare dal tuo stesso fuoco non avrà piu’ pace Dimmi vecchio re qual e’ l’essenza di questa vita spiegami perché io non l’ho mai conosciuta Guardo dentro me e capisco soltanto ora sarà sempre qui con me l’ombra della dama nera
Dettagli: Pezzo degli A.C.B. (ex gruppo di Fabio Lazzeri) del 1994 sul Macbeth di William Shakespeare rivisitato in chiave L.E.S. Effettivamente dura 16:37 e da 18:54 troviamo una parte strumentale ambient che era stata creata per Scene. Tutte le parti recitate sono tratte dal secondo atto del Macbeth e coprono dalla fine della prima scena alla fine della seconda. Un tema della lunga introduzione di Vecchio re era presente in “Scena 3” nell’album “Scena di un delitto” di Lamberto Salucco del 1999.
Scene – 2002
Metempsicosis – 2012