È stato pubblicato “L’arte delle fregature – 2 – I bias cognitivi nel marketing, nella disinformazione, nella vita sentimentale – Seconda parte: ‘Aspetta, fammi provare…'”.
È il secondo libro della quadrilogia di Lamberto Salucco sulle fregature derivanti dai bias cognitivi.
Si tratta di un libro più lungo del precedente ma, speriamo, più semplice e digeribile.
Come sempre i ringraziamenti vanno allo staff di Edida che ha lavorato anche durante l’afosa estate fiorentina per permettere la pubblicazione di questo volume.
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Introduzione – L’arte delle fregature 2: Aspetta, fammi provare…
E iniziamo anche questo nuovo libro. Non contento del macello che si è rivelato il volume precedente “L’arte delle fregature – 1: Non ci capisco più nulla!”, ho deciso che avevo voglia di scrivere anche il secondo volume della quadrilogia sui bias e su come questa roba condiziona la nostra vita quotidiana.
Il primo era dedicato all’area chiamata “Too much information” e parlava del fatto che ci sono troppe informazioni nell’universo perché qualsiasi persona possa elaborarle. Possediamo i nostri cinque sensi e ci troviamo in un determinato punto sia come spazio sia come tempo. È chiaro, quindi, che ci sono moltissime informazioni che ci mancano e che ci mancheranno sempre. In soldoni: ci sono troppe informazioni quindi riusciamo ad accorgerci solo delle cose strane, dei cambiamenti, delle ripetizioni, di ciò che conferma i nostri pregiudizi etc.
Questo volume invece alza il tiro: si chiama “Aspetta, fammi provare…” ed è dedicato alla categoria “Not enough meaning”. Parlerà infatti del processo di trasformazione delle informazioni grezze in qualcosa di significativo, di come colleghiamo i punti tra quelle informazioni limitate che abbiamo e di come i nostri modelli mentali, le nostre credenze e i simboli provenienti da esperienze precedenti creino una storia che mescola informazioni nuove e vecchie. Cioè: dato che non riusciamo a digerire tutti quei dati e a dargli un significato, cerchiamo di riempire i punti vuoti con stereotipi, ragionamenti semplificati, schemi etc.
Ovviamente sto ancora seguendo la suddivisione dei bias cognitivi in categorie e sottocategorie, ispirandomi a quella di Buster Benson e John Manoogian III. E per dirla con le parole di Buster Benson: “Il mondo è molto confuso e finiamo per vederne solo una piccola parte ma dobbiamo dargli un senso per sopravvivere. Quando arriva il flusso ridotto di informazioni, colleghiamo i punti, colmiamo le lacune con cose che pensiamo già di sapere e aggiorniamo i nostri modelli mentali”.
Nell’altro volume ho trattato 39 bias diversi con esempi dal mondo del marketing, da quello della disinformazione/fake news e da quello della vita sentimentale. E non è stato proprio facilissimo. Stavolta i bias da esaminare sono ben 57 e dovrò riuscire a non sforare le tre pagine per ciascuno altrimenti viene fuori un libro lungo. E io odio i libri lunghi.
E poi c’è un’altra cosa. Alcuni lettori mi hanno fatto notare che alcune parti risultavano un po’ complesse mentre a me sembrava di essere stato anche troppo “semplicistico”. Vabbè, nessun problema: cercherò di essere ancora più chiaro e di non dare niente per scontato. I prossimi due volumi saranno “Datti una mossa” (“Need to act fast”) e “Cosa mi dovevo ricordare?” (“What should we remember?”): spero di riuscire a scriverli. Ho iniziato il libro a Firenze, lo sto terminando in Scozia esattamente come il precedente.
Copio e incollo la parte finale dell’introduzione del primo libro. Le considerazioni sono identiche, quindi lo farò anche nei prossimi libri:
Qualche rapido avviso, così non sto a tornarci sopra. E, se le critiche saranno su argomenti elencati qui, potrò dire che vi avevo avvertiti:
- Non ho alcuna competenza certificata sull’argomento “bias cognitivi” anche se me ne occupo da diversi anni. Ammetto che mi capita di fare un po’ di casino coi termini e di usare in modo improprio “bias”, “distorsione”, “euristica” e altri. Mi scuso in anticipo. D’altra parte, questo non è un manuale tecnico né un testo universitario. E io non sono uno psicologo né uno psicoterapeuta né uno psichiatra né un mentalista etc.
- Il linguaggio usato è libero, schietto. Non mi rompete l’anima per parolacce o espressioni colorite/popolari. E ci sono molti esempi su vaccini e pandemia perché sono comodi e calzanti.
- Lo spazio è poco, le cose da dire sono tante, forse troppe e quindi molti concetti saranno solo abbozzati, incompleti. Mi dispiace. Magari vi viene voglia di scrivere un libro su questo argomento e lo farete meglio di come l’ho fatto io, fatemi sapere.
- Amo le donne, sono a favore di matrimoni e adozioni gay ma non utilizzo né schwa né asterischi. Ho usato spesso “il partner” solo perché mi risulta più comodo. Comunque, qualunque cosa vi risulti offensiva o maschilista o razzista o omofoba o discriminatoria o patriarcale ve lo posso straassicurare e potete chiedere a chiunque mi conosca: non avete capito nulla di ciò che scrivo e di ciò che sono.
- Ho una certa dimestichezza con l’argomento disinformazione e so che dovrei sempre fare riferimento alle denominazioni ufficiali e invece no: ho scritto “bufale”, “fake news”, “panzane” tutto insieme, tutto mescolato etc. Chiedo scusa ai puristi. Ho usato molto anche il termine “brand”. È una parola comoda come “partner” quindi ve la ciucciate.
- Questo testo non dà soluzioni ganze, non fornisce miracoli preconfezionati, non risolve i vostri casini.
Sommario – L’arte delle fregature 2: Aspetta, fammi provare…
Capitolo 1 – Vedi che è tutto collegato?
1.01 – Falso ricordo
1.02 – Illusione dell’etichetta
1.03 – Insensibilità alla dimensione del campione
1.04 – Negligenza della probabilità
1.05 – Errore aneddotico
1.06 – Illusione di validità
1.07 – Fallacia dell’uomo mascherato
1.08 – Effetto di breve periodo
1.09 – Fallacia dello scommettitore
1.10 – Fenomeno della mano calda
1.11 – Correlazione illusoria
1.12 – Apofenia & Pareidolia
1.13 – Antropomorfismo
Capitolo 2 – Ma se lo fanno tutti!
2.01 – Errore di attribuzione di gruppo
2.02 – Errore di massima attribuzione
2.03 – Stereotipi
2.04 – Essenzialismo
2.05 – Fissità funzionale
2.06 – Effetto della qualifica morale
2.07 – Ipotesi del mondo giusto
2.08 – La fallacia della fallacia
2.09 – Pregiudizio dell’autorità
2.10 – Bias dell’automatismo
2.11 – Effetto carrozzone
2.12 – Effetto placebo
Capitolo 3 – L’erba del mio prato è più verde
3.01 – Omogeneità degli esterni al gruppo
3.02 – Effetto razza diversa
3.03 – Pregiudizio all’interno del gruppo
3.04 – Effetto alone
3.05 – Effetto cheerleader
3.06 – Effetto positività
3.07 – Not invented here
3.08 – Svalutazione reattiva
3.09 – Effetto viaggio di ritorno
Capitolo 4 – Cerchiamo le chiavi sotto il lampione!
4.01 – Contabilità mentale
4.02 – Fallacia dell’appello alla probabilità
4.03 – Pregiudizio della normalità
4.04 – Legge di Murphy
4.05 – Pregiudizio di somma zero
4.06 – Pregiudizio di sopravvivenza
4.07 – Effetto di decimazione numerica
4.08 – Effetto valuta
4.09 – Il magico numero 7 ± 2
Capitolo 5 – Siamo tutti mentalisti
5.01 – Illusione di trasparenza
5.02 – Maledizione della conoscenza
5.03 – Effetto riflettore
5.04 – Bias dell’incentivo esterno
5.05 – Illusione dell’ente esterno
5.06 – Illusione di conoscenza asimmetrica
Capitolo 6 – Siamo tutti paragnosti
6.01 – Bias di auto-coerenza
6.02 – Bias di moderazione
6.03 – Bias di proiezione
6.04 – Pregiudizio dell’innovazione
6.05 – Bias del risparmio temporale
6.06 – Fallacia della pianificazione
6.07 – Bias del pessimismo
6.08 – Bias dell’impatto emotivo
6.09 – Declinismo
6.10 – Fortuna morale
6.11 – Bias di risultato
6.12 – Bias del senno di poi
6.13 – Retrospezione rosea
6.14 – Effetto telescopio