Puntualità: questione di orari

Una delle tante cose che non sopporto è l’assenza di puntualità, veramente. Detesto che mi si faccia aspettare dato che personalmente preferisco arrivare in anticipo ed essere io stesso causa della mia attesa. Ma quando sono gli altri a non essere puntuali proprio non mi va giù.

Questo non vuole obbligatoriamente significare che io sia intollerante di natura, ma trovarmi costantemente ad aspettare sempre le solite persone mi provoca un certo fastidio. Fissiamo alle 15, devi semplicemente scendere di casa… Fallo!

Certo, un inconveniente dell’ultimo minuto può sempre capitare e lo comprendo. Ma se la cosa diventa cronica allora la prendo come una questione personale e una chiarissima mancanza di rispetto.

Ciononostante, la mia indole mi porta a non ripagare con la stessa moneta chi si dimostra costantemente in ritardo. Al limite cerco di esternare insofferenza e una fretta incredibile (mi hai fatto aspettare e adesso dobbiamo correre).

Guardandomi intorno, però, mi rendo conto che alcuni elementi vengono educati a tale disciplina direttamente in casa come se tutto e tutti fossero in loro estatica attesa. Nessuno parte, nessuno fa nulla se non arrivano e nessuno dice niente se tardano. Questo li porta a sentirsi autorizzati nel proseguire sulla propria strada di totale assenza di puntualità.

Il ritardo non ammette scusanti a patto che non sia dovuto a cause realmente di forza maggiore.

Bene: ogni mattina trovo per strada genitori che portano i figli a scuola in clamoroso ritardo, ben oltre il suono della campanella che sancisce la chiusura del portone. Come se non bastasse, hanno anche la faccia tosta di procedere con un’andatura da passeggiata con il bambino per la mano. E il bambino, ovviamente, non potrà che recepire come normale l’atteggiamento maleducato del genitore irrispettoso del prossimo.

E “il prossimo” sono gli insegnanti sempre puntuali nell’iniziare le loro lezioni e nel dare i compiti a casa, nel rispettare il programma e gli orari di una gita scolastica.

Il genitore, invece, si sente in dovere di procedere con quel passo che sembra celare un fare altezzoso in quanto tutto è dovuto, tutto gli è permesso, compreso interrompere la lezione appena iniziata.

Cari genitori, se alle riunioni con gli insegnanti questi arrivassero in ritardo facendovi aspettare sareste in grado di sopportare la cosa senza partire con le solite “tiritere”? Che avevate altro da fare, che avete preso un permesso al lavoro, che dovete pagare il parcheggio…

Imparate un po’ di regole del buon vivere, imparate a sopportare quel che fate voi stessi agli altri. Troppo comodo è fare i vostri porci comodi e pretendere puntualità dagli altri.

Se volete fare un passeggiata prima di portare a scuola i vostri figli alzatevi prima. Esattamente come al lavoro si DEVE arrivare in orario, così i vostri figli devono farlo con la scuola. E non si tratta di intolleranza mia, ma della vostra totale maleducazione e mancanza di rispetto nei confronti degli insegnanti.

Ecco la definizione, magari vi aiuta.

 

 

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Lamberto Salucco

(Firenze, 1972) – Sono un consulente informatico (ma laureato in Lettere Moderne), mi occupo di marketing (ma solo digitale), social media (ma non tutti), editoria (ma non cartacea), musica (ma detesto il reggae), formazione (ma non scolastica), fake news (ma non sono un giornalista), programmazione (ma solo Python), siti web (ma solo con CMS), sviluppo app (ma solo iOS e Android), bias cognitivi (ma non sono uno psicologo), intelligence informatica (ma solo OSINT), grafica 3D (ma niente CAD), grafica 2D (ma niente Illustrator), Office Automation (ma non mi piace Access).
 

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