Era una tranquilla notte di mezza primavera a Firenze City, tranne che per Facundo Mostarda e Adalberto Nabucco che se ne stavano seduti al bancone di un bar vicino all’uscita di Firenze City Certosa con addosso gli sguardi infuriati di camionisti, troie, fattoni, filosofi da strada e chitarristi elettrici, oltre che del barista che aveva un tatuaggio di Thor sul petto che s’inculava una renna, e in quell’istante Facundo capì che avrebbe fatto una brutta fine e recitò un’ultima preghierina, ma Adalberto gli disse di non tremare perché adesso aveva i superpoteri e grazie a essi il bene e la giustizia avrebbero trionfato e loro sarebbero usciti sani e salvi da quel posto di merda, e siccome pronunciò le parole “posto di merda” con una certa enfasi, il barista s’incazzò ancora di più, e mentre Facundo lo pregava di stare zitto, tre energumeni con i bicipiti così gonfi da non poter abbassare le braccia li presero per il collo e li tirarono su a un metro da terra, e mentre Facundo malediceva la sorte tragica e infelice che l’attendeva, Adalberto gl’intimò di smettere di piagnucolare e comportarsi da supereroe perché adesso aveva dei superpoteri e anche se in quel momento non li conosceva col tempo avrebbe imparato a usarli, ma Facundo disse che di tempo non ne avrebbe più avuto perché quei tre gorilla gli
avrebbero tirato tanti di quei calci in culo da farlo tornare indietro nel tempo all’età del bronzo, ma Adalberto rispose che doveva solo concentrarsi e avere fiducia in se stesso, e Facundo disse che era tutto maledettamente difficile e aveva una gran confusione in testa, e Adalberto ribatté che doveva aumentare il controllo di mente e corpo, e Facundo disse che ci stava provando ma non serviva a niente, e Adalberto esclamò che non poteva mollare davanti alle prime difficoltà perché Firenze City aveva bisogno di un eroe, e Facundo disse che gli dispiaceva ma era tutto inutile, e Adalberto urlò che poteva farcela e che il destino dell’umanità dipendeva da lui, e a quel punto il barista sbottò dicendo che avevano rotto i coglioni con tutti quei discorsi di merda e le persone urlarono di ucciderli, tranne i filosofi da strada e i chitarristi elettrici che dissero invece che quel dialogo non era poi così male, ma proprio in quel momento il volto di Facundo cambiò colore e alcuni pensarono che forse stava diventando cianotico ma non era così, poi si frizionò istintivamente i capelli e comparve sul suo volto un lieve sorriso di compiacimento, al che Adalberto capì che l’amico stava per usare un superpotere, e infatti malgrado fosse a un metro da terra Facundo incrociò le braccia e assunse un’espressione distesa e compiaciuta, e il barista e i gorilla e tutti gli altri lo guardarono spaesati e nessuno nel bar diceva più niente e non volava una mosca, e Facundo con voce baritonale esclamò che lui era Supermegaboy, il paladino del bene che veglia su Firenze City, e tutti rimasero muti ed erano ammaliati dalle sue parole, e fu così che Facundo si rivolse al barista e indicandogli il tatuaggio sul
petto disse che si augurava che quella inculata da Thor non fosse la renna di Babbo Natale altrimenti quell’anno nessuno avrebbe ricevuto regali, e a quella battuta tutti sorrisero amichevolmente dandosi pacchette sulle spalle e pizzicotti sulle guance e frizzini sul culo, posarono le armi e tornarono a bere e a scherzare, due camionisti si abbracciarono, un fattone telefonò alla madre che non sentiva da un annetto e i tre gorilla offrirono da bere a tutti, e in quell’aria di simpatia e cordialità il barista si scusò con gli astanti perché il pavimento non era molto pulito, e mentre tutti chiacchieravano amichevolmente Adalberto spiegò a Facundo che aveva appena usato il supermegaliking, il superpotere che permette ai supereroi di fare una battuta che strappa sorrisi e scatena giovialità e cordialità soprattutto alla fine di un’avventura, e allora Facundo e Adalberto brindarono con un paio di birre, salutarono tutti e uscirono dal bar malgrado il barista insistesse per offrire loro una cena a base di pesce annaffiato alla sciampagna, e mentre camminavano il genio informatico disse all’amico che non poteva tornare a casa perché avrebbe messo a repentaglio l’incolumità sua e dei suoi genitori in quanto alcuni supercattivi erano già sulle sue tracce, che doveva assolutamente cambiare vita, trovarsi un altro alloggio e costruirsi una doppia identità, e così di giorno sarebbe stato l’anonimo Facundo Mostarda, in modo che i supercattivi non lo trovassero, e di notte sarebbe diventato Supermegaboy, il paladino della giustizia, e Facundo rispose che al momento gli parevano sonore stronzate
però era anche vero che lui aveva sviluppato i poteri del supermegayellow e del supermegaliking e un’Ape Cross aveva provato a ucciderlo e quindi tutto sommato forse era meglio coprirsi il culo e avrebbe seguito il suo consiglio, e Adalberto gli disse che la prima cosa da fare era procurarsi una supertuta perché tutti i supereroi ne hanno una e mentre parlava si fermò in una via laterale nei pressi della stazione di Firenze City Campo di Marte e Facundo si guardò intorno e si disse “Ma quanto cazzo ho camminato stasera?” e poi chiese perché si erano fermati davanti a un cassonetto per la raccolta differenziata della carta e senza rispondere Adalberto pigiò un pulsante nascosto, e il cassonetto si spostò e comparvero delle scale che andavano sotto la strada, poi i due scesero alcuni gradini e si ritrovarono in una grande stanza piena di computer e video e cavi e microscopi e Adalberto sorrise e disse “Benvenuto nel mio laboratorio segreto!”.
つづく