Supermegaboy – Ep. 5: “La supermegatuta”

supermegaboy episodio5 laboratorioEra una notte di fine primavera a Firenze City quando Adalberto Nabucco se ne stava chino sul suo pc a digitare formule nel laboratorio segreto mentre Facundo Mostarda dormiva in bilico su una sedia, con una bolla di muco che faceva capolino da una narice, finché il genio informatico latrò un imprevedibile “Yeppa!” e Facundo si svegliò di soprassalto e rovinò a terra urlando che non era colpa sua se Ciuciù aveva preso fuoco, al che Adalberto lo tirò su rassicurandolo che stava solo sognando, e Facundo lo ringraziò e spiegò che da mesi faceva lo stesso incubo sul cane del suo caporedattore, uno spitz tedesco nano che ogni mattina era costretto a portare fuori in braccio a fare i bisognini, e che un giorno, per allacciarsi le scarpe, aveva posato per sbaglio nel bocchettone del fan-coil elettrico dell’impianto di climatizzazione della redazione, pensando che fosse un avvallamento naturale del muro, e così Ciuciù si era trasformato in una torcia a quattro zampe, al che Facundo lo aveva ripetutamente colpito colsecchiello della sabbia antincendio salvandolo così dalle fiamme cartolina episodio5 ciuciuma uccidendolo per trauma cranico, e da quel giorno il ricordo di Ciuciù lo attanagliava, oltre al fatto che il caporedattore per vendicarsi aveva corrotto i sindacati facendogli annullare i circa trecento giorni di ferie che gli spettavano, e comunque gli rimaneva di fondo quel senso d’impotenza e sconforto nel vedere una piccola creatura spirare, e mentre parlava Facundo sentì uno strano ronzio nell’aria e si guardò intorno e vide che Adalberto si era appisolato col capo reclinato e solo quando gli toccò un braccio il genio informatico si rianimò dicendogli che capiva bene il dolore per il canino Ciuciù ma che fondamentalmente non gliene fregava un emerito cazzo, quindi era bene non perdere altro tempo e terminare la trasformazione in supereroe, al che Facundo rispose che le arti marziali le aveva già imparate e poi erano due giorni che mancava da casa e dal lavoro, e allora cominciò a piangere e poi rise e poi pianse ancora, e Adalberto gli disse di smetterla ché quella era solo una crisi isterica, e comunque non sarebbe mai più tornato alla vita di prima, poteva toglierselo dalla testa, perché tutti i supereroi di giorno si nascondono dietro un’identità anonima e la notte diventano i paladini mascherati della giustizia, e poi aveva già spedito due telegrammi a sua firma, uno al Florence City Telegraph per avvertire che aveva preso un virus gastrointestinale e che presto sarebbe tornato, e uno ai suoi genitori per dire che aveva contratto una patologia tropicale e che doveva rimanere in isolamento per qualche annetto ma di non preoccuparsi, e solo allora Facundo Mostarda capì quanto fosse impegnativo e doloroso essere un supereroe e quanta solitudine l’attendeva, e così pianse sulla spalla dell’amico, e Adalberto cercò di consolarlo dicendogli che la vita, si sa, può essere matrigna e che capiva il suo dolore, ma insomma era meglio che non si avvicinasse di più, visto che indossava solo un disgustoso costumino adamitico, altrimenti lo avrebbe ripetutamente colpito col nunciàco, e comunque non doveva preoccuparsi perché lui sarebbe stato sempre al suo fianco nella lotta contro i criminali, soprattutto contro Brutus Dexter, il magnate che grazie agli appoggi politici e alla criminalità organizzata controllava la multinazionale Atlas e il Florence City Telegraph, e Facundo a sentire quel nome sobbalzò, perché quello era proprio il giornale per cui lui lavorava, ma Adalberto disse con un sorriso amaro che tutti gli abitanti della città in un modo o nell’altro erano legati a quel bastardo di Brutus Dexter, ed era stato sicuramente lui a organizzare l’attentato dell’Ape Cross, ma poi Adalberto esclamò che finalmente era giunto il momento di compiere l’ultimo supermegaboy episodio5 supermegatutapasso, la vestizione, e senza aggiungere altro pigiò un bottone rosso sulla tastiera e si aprì una nicchia sul muro con una teca di cristallo in cui era conservata la nuova tuta di Supermegaboy, e Facundo si avvicinò estasiato ché non poteva credere ai propri occhi, perché con quella avrebbe combattuto i supercriminali, al che Adalberto aprì la teca e cominciò a passargli i vari elementi che la componevano, e fu così che Facundo, nell’ordine, s’infilò una salopette dimagrante termica tipo sauna in pvc nero con rifiniture oro di neoprene che formavano sul petto la scritta ‘SMB’, e si coprì il volto con una mascherina in carta da forno ultraresistente alle alte temperature, e avvolse le mani in guanti di lattice multiuso felpati antiscivolo per pelli delicate al profumo di ginkgo biloba, e sulle spalle arpionò a mo’ di mantello una tovaglietta americana da colazione in iuta, e ai piedi calzò stivali in gomma da pioggia gialli modello chantilly al ginocchio, e sui fianchi strinse una cintura da pescatore con portaesche e tascone portaborraccia in cui avrebbe messo le armi costruite dal genio informatico, e un istante dopo nel buio della notte, gambe divaricate e pugni sui fianchi, c’era Supermegaboy che dal tetto di una casa scrutava guardingo le strade sottostanti, e fu così che da quel momento Firenze City avrebbe potuto dormire sogni tranquilli, ché ci sarebbe stato lui a sconfiggere i cattivi, o quasi…

つづく

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Lamberto Salucco

(Firenze, 1972) – Sono un consulente informatico (ma laureato in Lettere Moderne), mi occupo di marketing (ma solo digitale), social media (ma non tutti), editoria (ma non cartacea), musica (ma detesto il reggae), formazione (ma non scolastica), fake news (ma non sono un giornalista), programmazione (ma solo Python), siti web (ma solo con CMS), sviluppo app (ma solo iOS e Android), bias cognitivi (ma non sono uno psicologo), intelligence informatica (ma solo OSINT), grafica 3D (ma niente CAD), grafica 2D (ma niente Illustrator), Office Automation (ma non mi piace Access).