Era una notte di metà autunno a Firenze City, quando Supermegaboy decise di passare all’azione con un piano ben preciso. Si sarebbe calato dall’alto per cogliere all’improvviso i suoi nemici e prendere in ostaggio il sindaco Maramao Babonzi, e non gli avrebbe fatto finire neanche la partita a fifa. Poi, tenendolo sotto tiro, avrebbe intimato agli altri di alzare le mani e di tenerle bene in vista, in aria, senza fare scherzetti, perché con i supereroi non si scherza. E poi avrebbe chiamato quel bastardo di Brutus Dexter, dicendogli di stare anche lui con le mani bene in alto, e così avrebbe fatto con le sue guardie del corpo, bastardi pure loro. E già che c’era gli avrebbe potuto chiedere di alzare lo stipendio ai tuttofare del Florence City Telegraph, visto che lui – quando vestiva gli anonimi panni di Facundo Mostarda – lavorava lì. E finalmente avrebbe intimato loro di liberare la povera Geronima Pepper e di andare a recuperare in giro per il mondo i suoi amici, Adalberto Nabucco a Oslo e Guendalina Mistery all’aeroporto di Bangkok, con due jet privati a spese loro. E a quel punto, conquistata dal suo coraggio per avere salvato il mondo dal meteorite e dall’attacco dei Deteuroni – tranne l’Angola, che era stata colpita da un pezzo del corpo celeste, ma mica si può avere tutto dalla vita – Geronima l’avrebbe forse invitato nel negozio di fiori all’angolo dove lavorava e magari anche a casa sua per un tè e qualche biscottino wafer, e poi si sarebbero seduti vicini sul divano, le gambe che si sfiorano, e lui sarebbe stato splendido e divertente e lei avrebbe riso alle sue battute. E a un certo punto sarebbe caduto un silenzio imbarazzato e lei, tutta rossa in viso, si sarebbe alzata chiedendogli se voleva un’altra tazza di tè, ma lui proprio in quel momento le avrebbe detto che doveva andare, che i supereroi hanno sempre qualcosa da fare, tipo salvare vecchine e banche e anche sistemare dighe che perdono, ma solo quando vivono in città vicino alle montagne. Ma a quel punto i loro sguardi si sarebbero incontrati e lui gli avrebbe detto una cosuccia del tipo “ehi piccola, va tutto bene” – che in realtà in quel momento non avrebbe avuto senso, ma detta da un supereroe acquista comunque il suo fascino. E le loro labbra si sarebbero sfiorate e… fu in quel momento che Supermegaboy, sporgendosi in avanti dal soppalco, con gli occhi sognanti, volò giù nella sala operativa…
Supermegaboy – Ep. 73: “Sognando a occhi aperti”
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Lamberto Salucco
(Firenze, 1972) – Sono un consulente informatico (ma laureato in Lettere Moderne), mi occupo di marketing (ma solo digitale), social media (ma non tutti), editoria (ma non cartacea), musica (ma detesto il reggae), formazione (ma non scolastica), fake news (ma non sono un giornalista), programmazione (ma solo Python), siti web (ma solo con CMS), sviluppo app (ma solo iOS e Android), bias cognitivi (ma non sono uno psicologo), intelligence informatica (ma solo OSINT), grafica 3D (ma niente CAD), grafica 2D (ma niente Illustrator), Office Automation (ma non mi piace Access).
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