Compendio semiserio di Word 02 – Font & Colori

Font

Direi di iniziare da “cos’è un carattere tipografico?” Si tratta di quei blocchetti mobili che servono per stampare i libri; per noi che stiamo trattando il digitale è ovviamente il font che stiamo usando: Tahoma, Bodoni, Futura, Lucida etc. Il termine “font” deriva dal verbo “fondere”, significa quindi una cosa che è stata fusa, con riferimento al metodo di creazione dei blocchetti mediante l’uso di metallo fuso. Comunque, esistono diverse famiglie di font ma qui mi interessano solo le più importanti: serif, sans serif e calligrafici.

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L’immagine precedente mostra lo stesso testo scritto con cinque font diversi, nell’ordine: Arial, Verdana, Times New Roman, Calibri, Cochocib. Arial, Verdana e Calibri si somigliano molto, no? Il motivo è che appartengono alla stessa famiglia: sans serif. Il Times New Roman, invece, c’entra poco e il motivo è che è un font serif.

La differenza fra le due famiglie è abbastanza lampante, guarda la “m”, per esempio. In un font serif (in francese empattement, in italiano si chiamano “font aggraziati” o “con grazie”) le lettere presentano alcuni abbellimenti: basta guardare i piedini o il fatto che lo spessore del tratto varia come nella linea orizzontale della lettera “e”.

Nei caratteri sans serif (“senza grazie”, detti anche “bastoni”) invece gli abbellimenti sono assenti.

Per anni il Times New Roman è stato il font predefinito di Microsoft Word, sostituito nel 2007 dal Calibri, una scelta importante di rottura e di cambiamento dei tempi. Già che ci siamo, segnati questo 2007, tornerà più volte in questo libro.

Il quinto font dell’immagine è Cochocib. È un carattere calligrafico e che quindi richiama (imita) la scrittura umana.

E quale dovresti usare? A questa domanda è stato risposto in milioni di modi diversi e sono stati condotti molti studi, anche per aiutare le persone dislessiche. Generalmente hanno dimostrato che i font sans serif risultano più leggibili. Una delle tendenze è di usare i serif per la carta stampata e i sans serif per la visualizzazione a schermo.

Secondo me sono stupidaggini e le priorità sono queste:

  1. Devi essere leggibile. Evita, se non è necessario dal punto di vista tecnico o da quello comunicativo, tutto ciò che ti rende meno chiaro. Se usi un font calligrafico in genere devi stare attento o finirai per cadere in quello che io chiamo “effetto partecipazione” che è tipico delle partecipazioni di matrimonio nelle quali è tutto molto bello ed elegante ma non si capisce come si chiami la sposa o dove si terrà il ricevimento.
  2. Devi risultare professionale. Evita di usare troppi font nello stesso documento, anche qui se non è voluto e se non è parte integrante di ciò che vuoi esprimere. Sii coerente: se usi un font bastoni per i titoli e un serif per il corpo del testo non è un peccato mortale ma nemmeno il contrario. Ma a quel punto magari deciderai di usare gli Stili (vedi l’apposito capitolo 08).

È interessante il fatto che tutti i font dell’immagine sono a corpo 73, tutti. Eppure, la lunghezza del testo varia notevolmente fra carattere e carattere, anche fra l’Arial e il Verdana che sono estremamente simili.

Ci fa capire che per far rientrare una frase o una parola in un certo spazio non è sempre necessario agire sulla dimensione del font, è possibile anche provarne di diversi.

Può capitare di dover ritrovare un determinato font usato in un progetto senza conoscerne il nome. Un grafico in genere riesce a indovinarli con buona approssimazione, altrimenti ci sono siti come whatfontis.com e Gruppi Facebook tipo “What’s this font?” che ti possono aiutare.

Dai un’occhiata anche a un sito come dafont.com che permette di scaricare, spesso anche gratuitamente, un gran numero di caratteri.

E adesso diciamo una cosa davvero importante: in Word esistono due grandi ambiti di formattazione, due mondi che si incontrano ma che sono ben distinti. Se capisci questo eviterai nell’uso di un word editor la maggior parte degli errori da principianti. I due mondi in questione sono “carattere” e “paragrafo”.

Se guardi la barra degli strumenti in qualunque software come Microsoft Word, Libre Office Writer o OpenOffice Writer vedrai i comandi suddivisi in due aree ben separate.

Per esempio, nell’immagine qui sotto abbiamo sulla sinistra tutti i comandi relativi al mondo del carattere: quale font stiamo usando, la dimensione del font, i comandi di formattazione come grassetto, corsivo, sottolineato, apice, pedice, colore del font etc.

Invece sulla destra, dopo il separatore verticale, abbiamo quelli relativi al mondo del paragrafo: elenchi, allineamento, interlinea, spaziature, interlinea, rientri etc.

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Dal capitolo 04 parleremo molto più nel dettaglio dei paragrafi ma qui l’argomento sono i caratteri ovvero quelle modifiche che si possono anche applicare a una sola lettera.

Vediamo quindi la relativa finestra (accessibile in genere da menu tipo Formato – Carattere) e le funzionalità principali.

Nella prima scheda Carattere ritroviamo più o meno gli stessi comandi presenti nella barra degli strumenti. Un’opzione interessante è il pulsante “Predefinito…” che permette di impostare come default l’attuale carattere e le sue caratteristiche, per il documento corrente oppure per tutti i documenti futuri. Si tratta di una cosa interessante: se entro a lavorare in un’azienda che ha una certa impostazione grafica per i documenti di testo, posso impostare il carattere predefinito in modo da non doverlo cambiare ogni volta che creerò un nuovo file: sarà già pronto quando cliccherò su File – Nuovo documento.

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Oltre a questa scheda c’è quella per le opzioni avanzate. Onestamente si tratta di impostazioni che vengono modificate molto raramente e non credo che siano una priorità, visto il numero esorbitante di cose che dobbiamo dire in questo libro.

Comunque, qualora vi dovesse servire, nella prima parte in alto (Spaziatura caratteri) si definiscono sia la posizione per apice e pedice sia lo spazio fra i singoli caratteri, anche dal punto di vista della crenatura, che poi sarebbe il modo per spaziare due caratteri specifici: l’esempio classico è lo spazio fra “A” e “V” che, per la loro forma, si incastrano particolarmente bene.

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La parte di Tipografia avanzata serve solo a un utente davvero esperto che quindi non è il destinatario ideale di questo manuale. Certo, conoscere le legature è bello ma dubito che ti serva davvero a qualcosa in un ufficio.

E poi c’è un altro fatto: se hai bisogno di gestire opzioni così avanzate forse stai usando il software sbagliato e per lo scopo sbagliato…

Un paio di cose sui caratteri, prima di cambiare argomento. Le tastiere non sono tutte uguali, non hai a disposizione tasti per qualunque lettera esistente al mondo. Se devi inserire un carattere non presente sulla tua tastiera puoi farlo dal menu Inserisci – Simbolo (in alcune versioni Simbolo avanzato).

Ricorda anche che puoi attivare la dettatura sia dal tasto nella scheda Home sia dal menu. Sembra inutile ma ti assicuro che può fare davvero comodo, specialmente per scrivere in modo più naturale, meno impostato.

 

Colori

È quindi possibile modificare il colore del testo, della sottolineatura o anche dell’evidenziazione. In seguito, vedremo come cambiare il colore di sfondo di un paragrafo.

Ma come si scelgono i colori? Anche qui, la questione riguarda la credibilità e la professionalità che vogliamo trasmettere. Se stiamo lavorando all’invito per la festa dei bambini è un conto, se stiamo scrivendo il curriculum o una lettera commerciale è un altro.

Normalmente si lavora nero su bianco, al massimo il testo può essere grigio o blu scuro ma la preoccupazione iniziale deve essere la leggibilità e quindi il contrasto fra il testo e il colore di sfondo.

Esistono però situazioni aziendali nelle quali il colore del testo (o dello sfondo) sono decisi da altri ed è necessario seguire quelle direttive. Aprendo il sottomenu dei colori del testo, per fare un esempio, ci troviamo davanti a una serie di scelte che normalmente soddisfano le nostre esigenze.

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Sono circa settanta colori che in genere bastano e avanzano. Ma mettiamo il caso che ci abbiano imposto di scrivere con il colore blu identico a quello del logo dell’azienda dove lavoriamo. Sarà sicuramente necessario impostare un colore ben preciso con informazioni specifiche.

Per fare questo occorre cliccare sulla voce “Altri colori…” che aprirà una finestra a sé stante che contiene davvero tante opzioni, suddivise in cinque schede.

Normalmente io lavoro sulla seconda scheda perché spesso mi viene fornito l’RGB del colore che devo usare.

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La faccio breve e semplice, altrimenti non finiamo più: RGB (Red, Green, Blue) si riferisce alla quantità di rosso, verde e blu presenti nel colore.

Con gli slider la puoi decidere, da un minimo di 0 a un massimo di 255; se invece ti è stato fornito l’esadecimale del colore da impostare puoi scriverlo direttamente nella casella relativa (nell’immagine è 1B41CD).

Se vuoi, per esempio, il bianco: sarà l’insieme di tutti e tre i colori al massimo, no? In esadecimale il bianco, quindi, viene rappresentato come #FFFFFF ovvero FF (il massimo di rosso), FF (il massimo di verde), FF (il massimo di blu).

Allo stesso modo, se volessi rappresentare il colore nero dovrei mettere tutti e tre i colori a zero. Otterrei quindi #000000. Se invece volessi il rosso puro dovrei mettere il rosso al massimo e gli altri due a zero. Otterrei quindi #FF0000. Spero che la spiegazione sia stata sufficiente, concludiamo l’interfaccia di Word.

L’area in basso con il contagocce serve per tenere in memoria i colori personalizzati creati e per poterli riutilizzare più rapidamente: basta trascinare il colore visualizzato a sinistra (nell’immagine è blu) in uno dei quadratini a destra.

Stop. Nel prossimo capitolo si parla di shortcut da tastiera.

 

 

Tratto da “Compendio semiserio di Word”

Compendio semiserio di Word - Lamberto Salucco - Edida

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Lamberto Salucco

(Firenze, 1972) – Sono un consulente informatico (ma laureato in Lettere Moderne), mi occupo di marketing (ma solo digitale), social media (ma non tutti), editoria (ma non cartacea), musica (ma detesto il reggae), formazione (ma non scolastica), fake news (ma non sono un giornalista), programmazione (ma solo Python), siti web (ma solo con CMS), sviluppo app (ma solo iOS e Android), bias cognitivi (ma non sono uno psicologo), intelligence informatica (ma solo OSINT), grafica 3D (ma niente CAD), grafica 2D (ma niente Illustrator), Office Automation (ma non mi piace Access).