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    Illusione iPad

    Una pia illusione dovuta all’infervoramento di un momento che purtroppo è rimasto fine a se stesso; non ci riesco, non posso prendere un iPad, piuttosto chiudetemi in un barattolo.

    Ci ho provato ma l’esperienza avuta in 4 giorni di intenso utilizzo non ha lasciato scaturire i risultati sperati.

    La fortuna è stata poter aver in uso un iPad aziendale da configurare, smanettare, spippolare, testare nell’uso che ne farei tutti i giorni: mi sono così potuto rendere conto che non è il mio mondo.

    Intendiamoci, l’oggetto è stupendo per design e piacevolezza; la fluidità dell’interfaccia regala sensazioni che solo il mio Galaxy S2 riesce a donarmi. Ma mi manca l’aria per quanto il sistema è chiuso.

    I software si muovono tutti con estrema agilità e il sistema non presenta mai impuntamenti o rallentamenti; ma non è solo questo a poter decretare un vincitore se veramente possa essercene uno.

    In realtà stiamo parlando di oggetti con filosofie diverse, oggetti ai quali l’utente si approccia con modalità differenti; personalmente ad esempio ho sentito molto la mancanza di un tasto “indietro”, mentre un utente Apple su un tablet Android non lo avrebbe utilizzato. iPad mette tutto sulla scrivania, qualsiasi cosa installiate dallo Store finisce nell’unico posto dove possiate trovarla; questo forse spiega la relativamente nuova possibilità offerta da Google Play sia con applicazioni che con widgets.

    Il parco applicazioni è sterminato, ma solo se contiamo anche quelle iPhone che possono essere ingrandite a tutto schermo; ma Android qui fa meglio lasciando spesso spazi vuoti invece che eseguire uno “stretch” totale che porterebbe ad un degrado visivo dell’interfaccia.

    Perchè sarei voluto passare ad iPad? Per le applicazioni musicali principalmente, continuando ad utilizzare per tutto il resto la sezione tablet in modalità “utente finale”. Ed è per questo che mi è stato molto utile poterlo vivere giorno per giorno per quasi una settimana; per poter assaporarne l’uso che ho fino ad ora fatto del tablet Android.

    Mentre per quest’ultimo le app musicali si contano sulla punta delle dita, almeno quelle migliori, su iPad tutto cambia. Troviamo software che fanno venire i brividi per immediatezza e qualità; inventarsi un arrangiamento nella pausa pranzo su iPad è uno scherzo. Rielaborarlo poi a casa è altrettanto semplice con i software giusti. Ma non può fermarsi tutto a questo.

    Io voglio poter modificare il mio oggetto, voglio poterlo plasmare secondo le mie necessità e gusti; voglio avere sott’occhio le previsioni del tempo senza dover aprire un’applicazione, o accendere il wifi senza dover entrare nelle impostazioni.

    Probabilmente le cose sarebbero andate diversamente se mi fossi avvicinato prima ad iPad che ad Android, non posso considerare solo la fluidità dell’interfaccia e dover fare le cose come vogliono a Cupertino: in fondo l’oggetto è mio e voglio esserne l’amministratore.

     

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    Lamberto Salucco - Rebus Multimedia - Firenze

    Lamberto Salucco

    (Firenze, 1972) – Sono un consulente informatico (ma laureato in Lettere Moderne), mi occupo di marketing (ma solo digitale), social media (ma non tutti), editoria (ma non cartacea), musica (ma detesto il reggae), formazione (ma non scolastica), fake news (ma non sono un giornalista), programmazione (ma solo Python), siti web (ma solo con CMS), sviluppo app (ma solo iOS e Android), bias cognitivi (ma non sono uno psicologo), intelligence informatica (ma solo OSINT), grafica 3D (ma niente CAD), grafica 2D (ma niente Illustrator), Office Automation (ma non mi piace Access).
     

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