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    L’arte delle fregature – 4.06 – Bias dello sperimentatore

    Abbiamo appena parlato del cosiddetto effetto aspettativa dell’osservatore che si riferisce principalmente all’influenza che le aspettative o le credenze possono avere sulla percezione di un certo fatto. Ma ne esiste un altro che spesso si intreccia con l’observer-expectancy effect al punto di renderli talvolta indistinguibili.

    Sto parlando del bias dello sperimentatore (experimenter’s bias) cioè della tendenza delle persone a credere, certificare e pubblicare dati che vanno d’accordo con le proprie aspettative per il risultato di un certo esperimento. Come al solito, sono al contempo portate a non credere e a scartare tutti i dati che con quelle stesse aspettative sono invece in conflitto.

    Mi rendo conto che siano praticamente identici per un occhio non allenato, io stesso ho già inserito nel precedente sottocapitolo alcuni esempi che avrei dovuto elencare qui. Non è importante, non mi interessa molto. Vediamo però di aggiungere qualcosa a quanto già detto, sarò molto breve dato che il prossimo (bias dell’osservatore) è anch’esso strettamente collegato con questi due.

    Ho trovato un esempio che mi ha fatto sorridere, ve lo riporto. C’era una volta un ingegnere che da piccolo era stato morso da un barboncino. Questo ingegnere costruisce un modello di machine learning che prevede l’aggressività nei cani in base all’altezza, al peso e alla razza. Se il modello addestrato dice che la maggior parte dei barboncini è docile, l’ingegnere ripeterà il modello all’infinito finché non dirà che i barboncini sono violenti e crudeli.

    Fra l’altro nel primo capitolo, parlando dell’illusione di frequenza, ho fatto l’esempio di un investigatore che nota solo le prove che dimostrano la colpevolezza di un sospettato che gli piace poco. Il bias dello sperimentatore probabilmente porterebbe lo stesso investigatore a riportare nel proprio rapporto di fine indagine solo quelle prove utilizzabili per incastrare quel preciso sospettato.

    O almeno io la vedo così.

     

    Il bias dello sperimentatore nel marketing

    Facciamo qualche rapido esempio di come veniamo manipolati usando il “bias dello sperimentatore”, iniziando dagli studi di mercato pilotati.

    Un’azienda può condurre uno studio di mercato ponendo domande che guidano i partecipanti verso risposte particolari. Per esempio, spero che secondo voi chiedere “Quanto ti è piaciuto usare il prodotto X?” e chiedere “Ti è piaciuto usare il prodotto X?” non sia la stessa cosa perché la prima domanda già pone come condizione che usare il prodotto X sia stato piacevole, dipende solo stabilire quanto. Questo è un modo per influenzare la risposta del partecipante.

    Sarebbe opportuno anche ragionare di come vengono scelti questi partecipanti, no?

    Quando un’azienda deve lanciare un nuovo prodotto, la selezione dei partecipanti ai gruppi di focus per testarlo in anteprima può essere pilotata e scegliere quindi tutti (o quasi) individui che sono già ben disposti nei confronti del brand o del prodotto in questione. Una volta collezionata una serie di reazioni positive da questi partecipanti, verranno magari poi utilizzate anche per promuovere il prodotto. Questo è un modo per ingannare i clienti.

    Allo stesso modo un’azienda potrebbe presentare i risultati di test e ricerche di mercato in modo da evidenziare solamente i dati positivi, escludendo quelli negativi. Questo è un modo per manipolare la percezione del consumatore, sia dell’efficacia sia della popolarità di un certo prodotto.

     

    Il bias dello sperimentatore nella disinformazione

    Il bias dello sperimentatore nelle fake news riguarda in genere chi le crea o le diffonde.

    Questa gente seleziona e manipola i fatti in modo da confermare le proprie credenze ma anche obiettivi specifici. Ovviamente gli “sperimentatori” qui sono tutto tranne che scienziati e ricercatori.

    Ci fregano quando questa gente esagera o deforma gli eventi reali al fine di crearne una versione che sia decisamente più allineata con quell’ideologia o con quegli obiettivi che vogliono raggiungere.

    Ci fregano quando questa gente ci presenta kikka87 o il santone di turno come esperti in Immunologia quando in realtà hanno finito il liceo a fatica e non sanno nemmeno cosa sia una proteina spike. Oppure, peggio ancora, hanno titoli di studio ma sono i cosiddetti “non allineati”, quelli che non si piegano alla dittatura del pensiero unico. I cialtroni.

    Ci fregano quando questa gente prende le “notizie” da fonti che sono famose per le puttanate che pubblicano, polarizzate politicamente e/o ideologicamente, di sicuro inaffidabili. Però vanno a cercare il pelo nell’uovo facendo analisi rigorose e senza sconti a tutti i quotidiani, a tutti i fact checker e non parliamo nemmeno dei telegiornali.

    Sì, perché è chiaro che David Puente deve essere più che perfetto ma Red Ronnie può tranquillamente parlare con Jimi Hendrix dagli inferi e nessuno gli dice nulla, vero?

     

    Il bias dello sperimentatore nella vita sentimentale

    Secondo me, gli esempi del bias dello sperimentatore nell’ambito della vita affettiva sono da farsi in relazione a persone esterne alla coppia. Cerco di spiegarmi meglio. Sono io che subisco il bias ma questo si concretizza su altra gente.

    Stiamo sempre parlando di manipolazione e di come si fregano le persone però, in questo caso, credo che la “vittima” di questa situazione non sia nessuno dei due partner ma familiari e amici. Lo sperimentatore è ancora una volta ovviamente uno della coppia ma il bias non ha effetto sull’altro partner.

    Ci si può auto ingannare sulle caratteristiche del partner. Quando una persona prova forti sentimenti per il proprio partner e questi sentimenti sono molto positivi, capita di voler vedere il mondo più roseo di quanto sia davvero e quindi di ignorare i difetti e concentrarsi solo sui pregi, lo sappiamo. Chiaramente questo può portare a una visione distorta del valore della persona che si ha accanto, della reale compatibilità che esiste fra i due partner. E anche a non valutare correttamente i comportamenti dell’altro.

    Ma c’è di più, credo che questo bias possa portarti a negare l’evidenza con chiunque provi a farti ragionare. Un parente ti dice che ha dei dubbi su tua moglie? Gli inventi duemila cazzate per esaltare le doti positive della consorte che improvvisamente diventa una santa, disponibile, leale, affidabile etc. Un amico ti confessa che non crede che il tuo fidanzato sia davvero la persona giusta per te, motivando la propria incertezza in modo puntuale e rispettoso? Tu gli smonti le affermazioni corrette e lecite con una serie di argomentazioni che mescolano la verità con la menzogna e che riescono a interpretare il modo di comportarsi del partner in modo che ne esca sempre pulito. Perché?

    Perché questo bias si allea con altri e ti mangia vivo. Non sto parlando di quando sei innamorato e ti appare tutto luccicante. Vabbè, lì sei rincoglionito davvero e non puoi farci moltissimo. Sto parlando di cose che fai in una sorta di follia lucida. Per non ammettere di aver sbagliato? Certo. Per non ammettere di aver buttato via un monte di tempo? Certo. Perché non vuoi che la storia finisca? Certo. Per non dare magari ragione a tua madre? Certo.

    E così via, possono esserci altre mille ragioni.

     

     

    Estratto da “L’arte delle fregature” di Lamberto Salucco

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    Pubblicato "L'arte delle fregature - Prima Parte" di Lamberto Salucco - Rebus Multimedia

     

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    Lamberto Salucco - Rebus Multimedia - Firenze

    Lamberto Salucco

    (Firenze, 1972) – Sono un consulente informatico (ma laureato in Lettere Moderne), mi occupo di marketing (ma solo digitale), social media (ma non tutti), editoria (ma non cartacea), musica (ma detesto il reggae), formazione (ma non scolastica), fake news (ma non sono un giornalista), programmazione (ma solo Python), siti web (ma solo con CMS), sviluppo app (ma solo iOS e Android), bias cognitivi (ma non sono uno psicologo), intelligence informatica (ma solo OSINT), grafica 3D (ma niente CAD), grafica 2D (ma niente Illustrator), Office Automation (ma non mi piace Access).